Italo Grillo è Professionista Delegato, Curatore Fallimentare, Gestore della Crisi da Sovrindebitamento e Avvocato Cassazionista. Antonella Squillacioti è Professionista Delegato e Avvocato familiarista. Entrambi esercitano presso il Tribunale di Lagonegro (PZ) con studio in Lauria alla Traversa Ammiraglio Ruggiero. 📱 3386395723 - 📧 avvitalogrillo@gmail.com 📱 3294010322 - 📧 antonella.squillacioti@hotmail.it
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Vai alla pagina Preventivomartedì 30 giugno 2020
Il CEDS e il lavoro femminile in Europa
domenica 28 giugno 2020
La relazione 2020 del Garante dei detenuti
No barriere: il piano elaborato dall'Associazione Luca Coscioni
giovedì 25 giugno 2020
Sovraindebitamento: le proposte di riforma
Inoltre, sempre dei commercialisti è la proposta di una modifica dell’attuale disciplina per consentire ai sovraindebitati, fortemente danneggiati dalla pandemia, di poter apportare modifiche sostanziali, ben più rilevanti rispetto al mero slittamento delle scadenze iniziali, ai piani e agli accordi già omologati e in esecuzione in tempi rapidi.
mercoledì 24 giugno 2020
Il Referendum costituzionale e il DL Elezioni
lunedì 22 giugno 2020
UCPI: la lettera per la separazione delle carriere
L’Unione Camere Penali
Italiane, con una lettera del 22 giugno u.s. indirizzata a Vito Crimi, Nicola
Zingaretti, Matteo Renzi e Pietro Grasso, si appella pubblicamente ai
rappresentanti politici della maggioranza di governo affinché la proposta di
legge costituzionale di iniziativa popolare per introdurre la separazione delle
carriere dei Magistrati venga discussa in Parlamento.
Settantaquattromila
cittadini italiani hanno firmato per chiedere l’introduzione di questa riforma
costituzionale, l’unica riforma che può rendere i Pubblici Ministeri
indipendenti dalla politica e rendere i Giudici indipendenti dai Pubblici Ministeri.
Sarebbe davvero sorprendente, ed anzi di inaudita gravità, che attraverso degli
emendamenti soppressivi si pretendesse di impedire il confronto ed il dibattito
su quella proposta, in spregio alla sua natura di iniziativa popolare e alla
partecipazione diretta dei cittadini alla formazione delle leggi.
Ne avevamo già parlato
il 4 giugno scorso (cfr. https://avvocatisquillaciotigrillo.blogspot.com/2020/06/la-separazione-delle-carriere-la.html)
e
oggi, che si avvicina il giorno per la discussione in Aula, la questione
diventa di più stringente attualità in quanto, come denuncia l’UCPI, i deputati
del Movimento 5Stelle hanno presentato in Commissione Affari Costituzionali emendamenti
soppressivi della riforma la cui approvazione affosserebbe qualsiasi confronto.
“Sarebbe davvero
sorprendente, ed anzi di inaudita gravità, che si pretendesse in tal modo di
impedire perfino il confronto ed il dibattito su quella proposta, in spregio
alla sua natura di iniziativa popolare” ribadisce il testo della lettera dei
penalisti italiani.
È fondamentale che le
istituzioni si confrontino con un tema proposto direttamente dai cittadini
anche considerato che, continua la lettera, “autorevolissimi esponenti del
Partito Democratico hanno individuato nella separazione delle carriere uno dei
punti programmatici della loro iniziativa e comunque aperture alla discussione sono
intervenute da parte di molti esponenti di primo piano di tale forza politica.
Deputati di tutti i partiti hanno aderito alla costituzione dell’Intergruppo
parlamentare a sostegno della calendarizzazione e della discussione in
Parlamento della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare sulla
separazione delle carriere.”.
Attualmente la
Costituzione italiana prevede che tutti i Magistrati facciano parte di un unico
ordine giudiziario al quale si accede mediante concorso pubblico; è tuttavia
prevista, nel corso della carriera, la possibilità di passaggio tra la funzione
giudicante e quella del Pubblico Ministero che rappresenta l’accusa.
Analogamente, la Carta
Costituzionale oggi prevede un unico organo di autogoverno, ovvero il Consiglio
Superiore della Magistratura, che assicura l’autonomia dell’ordine giudiziario
e si occupa delle questioni inerenti la magistratura civile e penale. Il Pubblico
Ministero gode (e anche con la proposta di legge di iniziativa popolare,
continuerà a godere) di una posizione di totale autonomia ed indipendenza sia
dal potere esecutivo che da ogni altro potere, esattamente come il Magistrato
in posizione giudicante.
Pare ultroneo affermare
che la separazione delle carriere dei Magistrati impone la separazione tra i Giudici
e i Pubblici Ministeri anche in relazione al Consiglio Superiore della
Magistratura: si avrebbe così un CSM per la magistratura giudicante e uno per
la magistratura requirente. Ora più che mai, dopo lo scandalo Palamara e
dell’intero Csm, la proposta appare una misura urgente e non più rinviabile.
Disabilità e Stati Generali
Tra i temi discussi
agli Stati Generali in questi giorni si è finalmente parlato anche di
disabilità attraverso argomenti fondamentali quali l’inclusione lavorativa, l’abbattimento
delle barriere architettoniche e culturali e l’innalzamento delle pensioni.
Il Presidente del
Consiglio Conte, all’esito dell’incontro con i Presidenti di Fish (Federazione
Italiana Superamento Handicap) e Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili),
ha dichiarato: "Un Piano di Rilancio non può essere realizzato senza
tenere conto delle persone con disabilità, senza pensare alla inclusione a
tutti i livelli. Tra gli obiettivi strategici riteniamo prioritario quello per
una Italia più equa e più inclusiva".
"La cosa più
importante ora - ha precisato - è realizzare il Codice per le persone con
disabilità che possa restituire l’attenzione per i bisogni non solo materiali
ma esistenziali, relazionali, formativi, culturali delle persone con
disabilità, favorendo percorsi di vita indipendente. Tra gli altri obiettivi, la
definizione di un quadro normativo e di tutela per i caregiver, per cui c’è un
progetto avviato in Parlamento. Oltre all’inclusione scolastica e universitaria
e all’inserimento nel mondo del lavoro. Senza dimenticare il tema dell’aumento
delle pensioni di invalidità che reclama una reazione immediata e incisiva. Ho
conservato la delega alla disabilità per dare il massimo segnale di
attenzione.”.
Al di là delle belle
parole del Premier, però, come rileva anche Rocco Berardo, Coordinatore delle
iniziative disabilità dell’Associazione Luca Coscioni, sull’Espresso di ieri, le
misure ipotizzate non sembrano essere all’altezza del “niente sarà più come
prima”.
Solo per fare un
esempio, continua Berardo, “la piena libertà e partecipazione nella vita
civile, sociale ed economica delle persone con disabilità incontra ostacoli
anche nella sfera politica”. Una semplice proposta, peraltro a costo zero,
potrebbe essere quella di implementare l’uso della posta elettronica
certificata e della firma digitale che potrebbero consentire al cittadino
disabile di firmare una proposta di iniziativa legislativa popolare o per la
raccolta firme per un referendum senza dover uscire di casa.
Le barriere
architettoniche sono spesso più un ostacolo culturale che fisico; tuttavia sia
nel privato (condomini) che nel pubblico (marciapiedi, mezzi di trasporto,
lidi) c’è davvero tantissimo ancora da fare. Spesso all’inerzia della politica
supplisce la Magistratura: di recente ci siamo occupati su queste pagine del
provvedimento del Tribunale di Latina che ha condannato il Comune di Sperlonga
a rendere accessibili le proprie spiagge.
Merita, pertanto, di
essere segnalato l’incontro online di sabato 27 giugno dalle 9.30 alle 13.30 “No
Barriere. In ogni senso” promosso proprio dall’Associazione Coscioni, un
momento di confronto sulle azioni civili e le iniziative politiche per i
diritti delle persone con disabilità, sui temi delle barriere architettoniche,
sensoriali, digitali, degli ausili, delle protesi e dell’assistenza sessuale.
Un modo per essere tutti più liberi di scegliere (per saperne di più: https://www.associazionelucacoscioni.it/notizie/eventi/convegno-no-barriere-in-ogni-senso/).
Anche a livello locale,
nella nostra Basilicata, il problema della disabilità è fortemente avvertito;
anzi qui le difficoltà aumentano per la mancanza generale di servizi alla
persona, carenze che per i disabili sono ancora più acuite e gravi.
Proprio stamattina, il
Presidente dell’Associazione Angelo Custode, Emidio Lamboglia, a nome di tanti
disabili e loro familiari di Lauria e dell’area sud della Basilicata, ha voluto
commentare con me l’articolo dell’Espresso e si è fatto portavoce della
sostanziale distanza della politica nazionale dai temi che riguardano milioni
di cittadini portatori di handicap che quotidianamente vivono problemi di
autonomia e indipendenza per il deficit di una adeguata normativa di settore e
per la assenza di accortezze architettoniche.
sabato 20 giugno 2020
La Giornata Mondiale del Rifugiato
La Giornata Internazionale del Rifugiato è stata istituita dall’ONU il 4 dicembre del 2000 per celebrare il 50° anniversario della Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e da allora in oltre 100 Paesi si tengono manifestazioni e iniziative per promuovere e ricordare le difficoltà e i diritti dei rifugiati.
A mente della Convenzione, il rifugiato è colui «che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra (Articolo 1A)».
In altre parole: rifugiato è chi scappa dalla guerra, dalla sua patria, dai suoi affetti familiari, lasciandosi indietro le sue radici e la sua storia.
L’Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra sullo Status dei Rifugiati sin dal 1954.
La Giornata, che si celebra ogni 20 giugno dal 2001, ha lo scopo di rendere più consapevole la pubblica opinione, i governi e le istituzioni.
Oggi, a causa della pandemia da Coronavirus e del conseguente lockdown, è ancora più importante questa campagna di sensibilizzazione. Infatti, in molti Paesi i rifugiati sono rimasti isolati, privi di risorse economiche e spesso senza accesso a ogni tipo di assistenza.
Sebbene i Paesi Occidentali siano i più spaventati e i più preoccupati dalla cd. Invasione dei rifugiati anche a causa della martellante propaganda sovranista, nella realtà dei fatti più dell’80% dei rifugiati è ospitato da Paesi in via di sviluppo.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2019 si contano almeno 70 milioni di persone costrette a fuggire e a lasciare le proprie abitazioni.
Tra questi ci sono quasi 26 milioni di rifugiati, oltre la metà dei quali ha meno di 18 anni.
Nel 2020 ci sono più di 10 milioni gli apolidi che non riescono a godere di diritti fondamentali come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’occupazione e la libera circolazione.
La situazione è drammaticamente precipitata dal 2011, con la guerra in Siria che ha causato una delle peggiori crisi umanitarie della storia: più di 11 milioni di sfollati, l’equivalente del 45% dell’intera popolazione siriana.
Per quanto riguarda i minori si osserva che solo in relazione al 2018 sono stati segnalati globalmente più di 110.000 bambini rifugiati non accompagnati e separati dai genitori e familiari.
venerdì 19 giugno 2020
DESI 2020: il ritardo digitale italiano
mercoledì 17 giugno 2020
Il manifesto per il 5G
In un periodo di bufale e fake news, di paure irrazionali e fuorvianti richiami al principio di precauzione, trascrivo l'appello-manifesto promosso da diverse fondazioni e think tank, tra cui l'Istituto Bruno Leoni, per chiedere un'accelerazione sul 5G.
Ma prima una premessa.
“Il materiale da costruzione della paura è un pessimo materiale”, diceva il professor Giulio Giorello, filosofo e matematico; “Le paure possono produrre enormi castelli mentali che diventano incubi della società. Occorre capire perché si formino timori irrazionali verso la scienza, e bisogna farlo senza scavare fossati tra gli esperti e il pubblico”.
Sul 5G si è aperto un dibattito basato proprio sulla paura e sull'irrazionalità. E se è vero che circa 500 sindaci italiani stanno bloccando le necessarie infrastrutture sull'onda emotiva di cittadini (elettori) impauriti, allora anche la politica, oltre che la scienza e l'informazione, deve farsi carico di comunicare e dialogare, ma con fermezza, con la popolazione.
Questo il testo del manifesto sottoscritto da
Centro Economia Digitale
Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni
Fondazione Luigi Einaudi
Fondazione Magna Carta
Fondazione Guglielmo Marconi
Fondazione Aristide Merloni
Fondazione Adriano Olivetti
Fondazione Ottimisti&Razionali
Fondazione Prioritalia
Istituto Bruno Leoni
"Per mesi l’Italia ha combattuto il Coronavirus con il sacrificio e l’impegno di tutti e grazie al massiccio uso delle tecnologie digitali. Nell’emergenza abbiamo usato lo smart working nelle imprese e nelle amministrazioni, la didattica a distanza nelle scuole e nelle università, l’uso delle piattaforme per restare vicini a parenti e amici, l’accesso allo streaming tv per l’intrattenimento. Le aziende di telecomunicazione hanno contribuito alla tenuta economica, culturale e sociale del Paese. Ma nello stesso tempo sono emerse le carenze strutturali della nostra rete, in termini di copertura territoriale, capillarità, ricchezza di banda, dotazione diffusa di strumenti digitali nella popolazione.
Ora, nella ripartenza, è il momento di sfruttare le enormi potenzialità delle tecnologie, accelerare i tempi della ripresa e creare le basi della nuova società digitale, innanzitutto facendo una decisa scelta nella costruzione della generazione avanzata di reti wireless, chiamata 5G. Una tecnologia che consentirà la più ampia copertura dei territori, compresi i piccoli comuni, una maggiore capacità di connessione alle fonti di informazioni e dati, una connettività stabile e velocissima, l’internet delle cose, la remotizzazione della prevenzione e cura delle cronicità, la previsione dei grandi rischi naturali, l’automazione delle città e della mobilità. Generando così impatti estremamente positivi sull’economia, sul lavoro, sull’educazione, sulla cultura e l’intrattenimento, rendendo possibile per tutti una migliore qualità dell’accesso a Internet e contribuendo alla crescita e allo sviluppo.
Di fronte a questi traguardi, il Paese non può permettersi di rimanere indietro, in balia di pregiudizi immotivati, esitazioni conservatrici o inammissibili resistenze burocratiche.
Chiediamo dunque al Governo, alle istituzioni e alle forze politiche di promuovere un’azione di sistema per la creazione di una rete 5G solida e performante, che acceleri la rinascita dell’Italia, anche attraverso interventi normativi che accentrino le responsabilità delle autorizzazioni, garantendo adeguati limiti emissivi e liberando le diverse amministrazioni dall’assedio di posizioni irrazionali e antiscientifiche. Il 5G è un obiettivo necessario e urgente, va realizzato rapidamente per il futuro dell’Italia.".
sabato 13 giugno 2020
La legge 40, tra referendum e Corte Costituzionale
giovedì 11 giugno 2020
I tempi della burocrazia di "Immuni"
Nel post precedente abbiamo analizzato il lavoro dottrinale svolto dall’Università Cattolica su “Immuni” evidenziando come proprio l’efficacia fosse il tallone di Achille dell’applicazione smartphone (cfr. https://avvocatisquillaciotigrillo.blogspot.com/2020/06/app-immuni-lo-studio-della-cattolica.html).
In questo articolo ribadiamo il concetto sulla scorta di un dato squisitamente normativo: il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 3 giugno 2020, rubricato “Modalità
tecniche per il coinvolgimento del Sistema tessera sanitaria ai fini
dell’attuazione delle misure di prevenzione nell’ambito delle misure di sanità
pubblica legate all’emergenza COVID-19″ e pubblicato in Gazzetta Ufficiale
il successivo 8 giugno 2020.
Quello che
salta immediatamente all’occhio è la (lunga) tempistica prevista.
La norma stabilisce
le modalità di interazione tra il Sistema di allerta Covid-19,
cioè la cd. App “Immuni” che fa capo al Ministero della
Salute, con il «Sistema TS», ossia il
sistema informativo di cui è titolare, invece, il Ministero dell’Economia e
delle Finanze.
Nel
dettaglio, la disposizione dispone che in caso di esito positivo di un tampone,
l’operatore sanitario debba contattare il paziente per effettuare l’indagine
epidemiologica e verificare anche l’eventuale installazione dell’App del
Sistema di allerta Covid-19. Se il paziente ha installato “Immuni”, gli sarà
richiesto di aprirla e di utilizzare la funzione di generazione del codice OTP.
Il paziente, a questo punto, comunica i 10 caratteri del codice OTP
all’operatore sanitario e attende l’autorizzazione a procedere con le ulteriori
attività sull’app. L’operatore sanitario, secondo le modalità descritte
nell’Allegato A che costituisce parte integrante del citato decreto, accede al
Sistema TS con le credenziali in suo possesso e inserisce i dati indicati dal
paziente.
L’allegato
al Decreto si preoccupa anche, per quel che qui interessa, di indicare le
tempistiche di implementazione e, all’uopo, stabilisce che “…al fine di
rinforzare le misure di sicurezza adottate dal Sistema TS, di seguito si
riporta una sintesi degli interventi che saranno attuati e delle relative
tempistiche: in aggiunta alle normali credenziali (ID utente e password),
assegnazione del pincode come ulteriore fattore di autenticazione a tutti gli
utenti che ancora non ne sono dotati (entro sessanta giorni dalla data
di adozione del decreto); implementazione dell’autenticazione a 2
fattori con OTP temporaneo (entro
novanta giorni dalla data di adozione del decreto); introduzione delle
asserzioni SAML per i sistemi regionali necessarie per l’autenticazione per
l’accesso al Sistema TS (entro
novanta giorni dalla data di adozione del decreto).”.
In buona sostanza, e al di là del
burocratese e del legalese, l’applicazione “Immuni”,
per poter funzionare sui telefonini degli italiani e interagire con il sistema
sanitario nazionale e con il sistema informativo del MEF, galleggerà nel limbo
per almeno novanta giorni.
In
coda, si evidenzia che difetta ad oggi qualsivoglia riferimento normativo che indichi
cosa accada al titolare dello smartphone dopo l’allerta inviata dall’app “Immuni”,
con l’effetto pratico che l’allertato dovrebbe porsi in auto-isolamento; non
esiste, infine, alcun ragguaglio rispetto ai tempi di sottoposizione al tampone
per chi abbia ricevuto l’allerta dall’app.
App Immuni: lo studio della Law Clinic
lunedì 8 giugno 2020
OCF: una proposta per la Giustizia
sabato 6 giugno 2020
Discriminazione dei disabili e Associazione Coscioni
giovedì 4 giugno 2020
La separazione delle carriere: la proposta di UCPI
L'Avv. Gian Domenico Caiazza, Presidente UCPI, nei giorni scorsi sulla sua pagina Facebook ha scritto un post dal titolo "SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, LA RIFORMA POSSIBILE".
Il tema è complesso ma provo a sintetizzare e, soprattutto, a ragionare sull'importanza di quanto fatto dall'Unione delle Camere Penali.
Il percorso di democrazia e politica degli Avvocati penalisti il 29 giugno prossimo approda nell’Aula della Camera dei Deputati: la proposta di legge di iniziativa popolare di riforma dell’ordinamento giudiziario, promossa dall’Unione Camere Penali Italiane, giunge alla fase conclusiva di un cammino iniziato più di tre anni fa dalla Giunta UCPI allora presieduta da Beniamino Migliucci, che "volle sfidare la capacità dei penalisti italiani di raccogliere, in perfetta solitudine e senza sinergie con altri soggetti politici (ad eccezione del fondamentale contributo di know how fornitoci dal Partito radicale trans-nazionale) le necessarie firme certificate di almeno 50mila cittadini italiani, a sostegno di una proposta di legge molto tecnica e dunque di non facile o comunque non scontata comprensione.".
"Quelle 72mila firme certificate ci hanno dato il segno non solo di quanto quelle nostre idee fossero popolari e condivise, ma anche di come si fosse definitivamente affermata la nostra realtà di soggetto politico." dice Caiazza.
Non è, a mio parere, un passaggio banale; anzi è un tema che potrà rivelarsi fondamentale per il futuro non solo dell'Avvocatura ma delle stesse democrazia e libertà in Italia.
"La proposta di riforma configura una radicale riscrittura dell’ordinamento giudiziario, con l’obiettivo cruciale di separare le carriere dei magistrati del Pubblico Ministero da quelle dei giudici.".
Caiazza scrive a chiare lettere, inoltre, che la proposta di riforma non prevede assolutamente un Pubblico Ministero posto alle dipendenze dell’esecutivo.
Sarebbe questo il comodo alibi dietro cui gli oppositori della riforma potrebbero nascondersi per buttare fumo negli occhi.
Ad onor del vero, ci ricorda il Presidente UCPI, un assetto ordinamentale del genere è previsto nelle più grandi democrazie occidentali; infatti Francia, Stati Uniti, Inghilterra vivono con pienezza la propria vita democratica pur avendo un Pubblico Ministero dipendente dal potere esecutivo.
Tuttavia, tiene a precisare Caiazza "noi non abbiamo scelto quel modello, che richiede una cultura democratica ben più robusta di quella che purtroppo ci appartiene, ed abbiamo perciò blindato la assoluta indipendenza della magistratura inquirente dal potere esecutivo.".
Lo dico con amarezza, ma questo è semplicemente lo scotto che dobbiamo ancora pagare per i nostri trascorsi totalitari. La nostra fragilità democratica, la mancanza di cultura della libertà si faranno sentire per molto tempo ancora.
Ma perché è fondamentale la separazione delle carriere?
A mio modesto avviso ce lo imporrebbe semplicemente il "giusto processo" e la parità effettiva e sostanziale tra le parti innanzi ad un giudice terzo.
E poi, senza neanche scomodare troppo la teoria, ce lo dimostra la cronaca "giudiziaria" di questi giorni e le intercettazioni pubblicate su tutti i quotidiani sul cd. "Caso Palamara", che non è un caso isolato ma è la dimostrazione della debolezza, anche etica, di un sistema.
Un sistema, quello attuale, che non è più capace di reggere; la stessa sproporzione, negli organismi elettivi della Magistratura, in favore dei PM e a discapito dei Giudici è significativo di una distorsione della rappresentanza e rappresentazione dei veri rapporti di forza e di potere.
E allora conclude l'Avv. Caiazza: "Separare le carriere e impedire i distacchi di magistrati presso l’esecutivo sono la sola via di uscita per recuperare gli equilibri costituzionali che la giurisdizione ha da tempo smarrito. Sogniamo un Paese dove il Giudice dia il Lei all’avvocato ed al Pubblico Ministero con il medesimo, severo distacco; e dove le sorti dei cittadini e delle istituzioni siano affidate non alle indagini delle Procure, ma alle sentenze dei Giudici.".
Il passaggio successivo sarà proprio quello di far capire ad un popolo giustizialista la differenza tra informazione di garanzia e sentenza.
Ma questo è un discorso a parte...
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