Immuni: efficacia, integrità dei dati e burocrazia


Ieri, il Garante per la protezione dei dati personali ha autorizzato il Ministero della Salute ad avviare il trattamento relativo al Sistema di allerta Covid-19 (app “Immuni”). Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal Ministero, il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, in quanto previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento.
Per superare eventuali criticità residue, l’Autorità ha fornito le seguenti indicazioni: 1) gli utenti dovranno essere informati adeguatamente in ordine al funzionamento dell’algoritmo di calcolo utilizzato per la valutazione del rischio di esposizione al contagio; 2) gli utenti dovranno essere portati a conoscenza del fatto che il sistema potrebbe generare notifiche di esposizione che non sempre riflettono un’effettiva condizione di rischio; 3) gli utenti dovranno avere inoltre la possibilità di disattivare temporaneamente l’app attraverso una funzione facilmente accessibile nella schermata principale.

I dati raccolti attraverso il sistema di allerta, ovviamente, non potranno essere trattati per finalità non previste dalla norma che istituisce l’app.

Ulteriori prescrizioni: dovrà essere garantita la trasparenza del trattamento a fini statistico-epidemiologici dei dati raccolti e dovranno essere introdotte misure volte ad assicurare il tracciamento delle operazioni compiute dagli amministratori di sistema sui sistemi operativi, sulla rete e sulle basi dati.
In ogni caso, dovranno essere adottate misure tecniche e organizzative per mitigare i rischi derivanti da falsi positivi e particolare attenzione dovrà essere dedicata all’informativa e al messaggio di allerta.
Questo quanto alle norme volte alla tutela della privacy e dell'integrità dei dati.
Sul versante dell'efficacia delle app anti Covid, come l'italiana "Immuni", invece, si segnala un nuovo Studio universitario congiunto Statunitense-Britannico, basato su proiezioni matematiche.

Lo Studio dal titolo “Effectiveness of isolation, testing, contact tracing and physical distancing on reducing transmission of SARS-CoV-2 in different settings: a mathematical modelling study”.
Il nuovo studio  conferma sostanzialmente quanto già affermato dagli Studiosi  britannici dell’Oxford Insitute in una precedente ricerca.
Le conclusioni del nuovo Studio, infatti, evidenziano che per poter avere una qualche efficacia l’app deve essere scaricata da  almeno il  53% della popolazione e "funziona" solo se risulta associata  ad uno stretto auto-isolamento volontario dei cittadini che abbiano ricevuto la notifica di essere entrati in contatto con un soggetto potenzialmente infetto.
In coda, si evidenzia anche che la Conferenza delle Regioni ha rilevato che il contact tracing dell’app immuni non sia integrato con i sistemi regionali e con le diverse strutture e presidi del Servizio Sanitario Regionale. Rischia quindi di essere solo un appesantimento burocratico, senza concreti vantaggi per i cittadini.
Insomma resta ancora molto da fare.

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