Nel post precedente abbiamo analizzato il lavoro dottrinale svolto dall’Università Cattolica su “Immuni” evidenziando come proprio l’efficacia fosse il tallone di Achille dell’applicazione smartphone (cfr. https://avvocatisquillaciotigrillo.blogspot.com/2020/06/app-immuni-lo-studio-della-cattolica.html).
In questo articolo ribadiamo il concetto sulla scorta di un dato squisitamente normativo: il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 3 giugno 2020, rubricato “Modalità
tecniche per il coinvolgimento del Sistema tessera sanitaria ai fini
dell’attuazione delle misure di prevenzione nell’ambito delle misure di sanità
pubblica legate all’emergenza COVID-19″ e pubblicato in Gazzetta Ufficiale
il successivo 8 giugno 2020.
Quello che
salta immediatamente all’occhio è la (lunga) tempistica prevista.
La norma stabilisce
le modalità di interazione tra il Sistema di allerta Covid-19,
cioè la cd. App “Immuni” che fa capo al Ministero della
Salute, con il «Sistema TS», ossia il
sistema informativo di cui è titolare, invece, il Ministero dell’Economia e
delle Finanze.
Nel
dettaglio, la disposizione dispone che in caso di esito positivo di un tampone,
l’operatore sanitario debba contattare il paziente per effettuare l’indagine
epidemiologica e verificare anche l’eventuale installazione dell’App del
Sistema di allerta Covid-19. Se il paziente ha installato “Immuni”, gli sarà
richiesto di aprirla e di utilizzare la funzione di generazione del codice OTP.
Il paziente, a questo punto, comunica i 10 caratteri del codice OTP
all’operatore sanitario e attende l’autorizzazione a procedere con le ulteriori
attività sull’app. L’operatore sanitario, secondo le modalità descritte
nell’Allegato A che costituisce parte integrante del citato decreto, accede al
Sistema TS con le credenziali in suo possesso e inserisce i dati indicati dal
paziente.
L’allegato
al Decreto si preoccupa anche, per quel che qui interessa, di indicare le
tempistiche di implementazione e, all’uopo, stabilisce che “…al fine di
rinforzare le misure di sicurezza adottate dal Sistema TS, di seguito si
riporta una sintesi degli interventi che saranno attuati e delle relative
tempistiche: in aggiunta alle normali credenziali (ID utente e password),
assegnazione del pincode come ulteriore fattore di autenticazione a tutti gli
utenti che ancora non ne sono dotati (entro sessanta giorni dalla data
di adozione del decreto); implementazione dell’autenticazione a 2
fattori con OTP temporaneo (entro
novanta giorni dalla data di adozione del decreto); introduzione delle
asserzioni SAML per i sistemi regionali necessarie per l’autenticazione per
l’accesso al Sistema TS (entro
novanta giorni dalla data di adozione del decreto).”.
In buona sostanza, e al di là del
burocratese e del legalese, l’applicazione “Immuni”,
per poter funzionare sui telefonini degli italiani e interagire con il sistema
sanitario nazionale e con il sistema informativo del MEF, galleggerà nel limbo
per almeno novanta giorni.
In
coda, si evidenzia che difetta ad oggi qualsivoglia riferimento normativo che indichi
cosa accada al titolare dello smartphone dopo l’allerta inviata dall’app “Immuni”,
con l’effetto pratico che l’allertato dovrebbe porsi in auto-isolamento; non
esiste, infine, alcun ragguaglio rispetto ai tempi di sottoposizione al tampone
per chi abbia ricevuto l’allerta dall’app.
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