La separazione delle carriere: la proposta di UCPI


L'Avv. Gian Domenico Caiazza, Presidente UCPI, nei giorni scorsi sulla sua pagina Facebook ha scritto un post dal titolo "SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, LA RIFORMA POSSIBILE".


Il tema è complesso ma provo a sintetizzare e, soprattutto, a ragionare sull'importanza di quanto fatto dall'Unione delle Camere Penali.


Il percorso di democrazia e politica degli Avvocati penalisti il 29 giugno prossimo approda nell’Aula della Camera dei Deputati: la proposta di legge di iniziativa popolare di riforma dell’ordinamento giudiziario, promossa dall’Unione Camere Penali Italiane, giunge alla fase conclusiva di un cammino iniziato più di tre anni fa dalla Giunta UCPI allora presieduta da Beniamino Migliucci, che "volle sfidare la capacità dei penalisti italiani di raccogliere, in perfetta solitudine e senza sinergie con altri soggetti politici (ad eccezione del fondamentale contributo di know how fornitoci dal Partito radicale trans-nazionale) le necessarie firme certificate di almeno 50mila cittadini italiani, a sostegno di una proposta di legge molto tecnica e dunque di non facile o comunque non scontata comprensione.".

"Quelle 72mila firme certificate ci hanno dato il segno non solo di quanto quelle nostre idee fossero popolari e condivise, ma anche di come si fosse definitivamente affermata la nostra realtà di soggetto politico." dice Caiazza.


Non è, a mio parere, un passaggio banale; anzi è un tema che potrà rivelarsi fondamentale per il futuro non solo dell'Avvocatura ma delle stesse democrazia e libertà in Italia.

"La proposta di riforma configura una radicale riscrittura dell’ordinamento giudiziario, con l’obiettivo cruciale di separare le carriere dei magistrati del Pubblico Ministero da quelle dei giudici.".

Caiazza scrive a chiare lettere, inoltre, che la proposta di riforma non prevede assolutamente un Pubblico Ministero posto alle dipendenze dell’esecutivo.


Sarebbe questo il comodo alibi dietro cui gli oppositori della riforma potrebbero nascondersi per buttare fumo negli occhi.


Ad onor del vero, ci ricorda il Presidente UCPI, un assetto ordinamentale del genere è previsto nelle più grandi democrazie occidentali; infatti Francia, Stati Uniti, Inghilterra vivono con pienezza la propria vita democratica pur avendo un Pubblico Ministero dipendente dal potere esecutivo.


Tuttavia, tiene a precisare Caiazza "noi non abbiamo scelto quel modello, che richiede una cultura democratica ben più robusta di quella che purtroppo ci appartiene, ed abbiamo perciò blindato la assoluta indipendenza della magistratura inquirente dal potere esecutivo.".

Lo dico con amarezza, ma questo è semplicemente lo scotto che dobbiamo ancora pagare per i nostri trascorsi totalitari. La nostra fragilità democratica, la mancanza di cultura della libertà si faranno sentire per molto tempo ancora.

Ma perché è fondamentale la separazione delle carriere?


A mio modesto avviso ce lo imporrebbe semplicemente il "giusto processo" e la parità effettiva e sostanziale tra le parti innanzi ad un giudice terzo.


E poi, senza neanche scomodare troppo la teoria, ce lo dimostra la cronaca "giudiziaria" di questi giorni e le intercettazioni pubblicate su tutti i quotidiani sul cd. "Caso Palamara", che non è un caso isolato ma è la dimostrazione della debolezza, anche etica, di un sistema.


Un sistema, quello attuale, che non è più capace di reggere; la stessa sproporzione, negli organismi elettivi della Magistratura, in favore dei PM e a discapito dei Giudici è significativo di una distorsione della rappresentanza e rappresentazione dei veri rapporti di forza e di potere.


E allora conclude l'Avv. Caiazza: "Separare le carriere e impedire i distacchi di magistrati presso l’esecutivo sono la sola via di uscita per recuperare gli equilibri costituzionali che la giurisdizione ha da tempo smarrito. Sogniamo un Paese dove il Giudice dia il Lei all’avvocato ed al Pubblico Ministero con il medesimo, severo distacco; e dove le sorti dei cittadini e delle istituzioni siano affidate non alle indagini delle Procure, ma alle sentenze dei Giudici.".


Il passaggio successivo sarà proprio quello di far capire ad un popolo giustizialista la differenza tra informazione di garanzia e sentenza.


Ma questo è un discorso a parte...


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