La Giornata Mondiale del Rifugiato


La Giornata Internazionale del Rifugiato è stata istituita dall’ONU il 4 dicembre del 2000 per celebrare il 50° anniversario della Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e da allora in oltre 100 Paesi si tengono manifestazioni e iniziative per promuovere e ricordare le difficoltà e i diritti dei rifugiati.


A mente della Convenzione, il rifugiato è colui «che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra (Articolo 1A)».

In altre parole: rifugiato è chi scappa dalla guerra, dalla sua patria, dai suoi affetti familiari, lasciandosi indietro le sue radici e la sua storia.


L’Italia ha ratificato la Convenzione di Ginevra sullo Status dei Rifugiati sin dal 1954.


La Giornata, che si celebra ogni 20 giugno dal 2001, ha lo scopo di rendere più consapevole la pubblica opinione, i governi e le istituzioni.


Oggi, a causa della pandemia da Coronavirus e del conseguente lockdown, è ancora più importante questa campagna di sensibilizzazione. Infatti, in molti Paesi i rifugiati sono rimasti isolati, privi di risorse economiche e spesso senza accesso a ogni tipo di assistenza.

Sebbene i Paesi Occidentali siano i più spaventati e i più preoccupati dalla cd. Invasione dei rifugiati anche a causa della martellante propaganda sovranista, nella realtà dei fatti più dell’80% dei rifugiati è ospitato da Paesi in via di sviluppo.


Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2019 si contano almeno 70 milioni di persone costrette a fuggire e a lasciare le proprie abitazioni.

Tra questi ci sono quasi 26 milioni di rifugiati, oltre la metà dei quali ha meno di 18 anni.

Nel 2020 ci sono più di 10 milioni gli apolidi che non riescono a godere di diritti fondamentali come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, l’occupazione e la libera circolazione.

La situazione è drammaticamente precipitata dal 2011, con la guerra in Siria che ha causato una delle peggiori crisi umanitarie della storia: più di 11 milioni di sfollati, l’equivalente del 45% dell’intera popolazione siriana.


Per quanto riguarda i minori si osserva che solo in relazione al 2018 sono stati segnalati globalmente più di 110.000 bambini rifugiati non accompagnati e separati dai genitori e familiari.


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