#EutanasiaLegale: dalle sentenze ad una legge che non c'è!



La sentenza n°242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Antoniani ha di fatto riconosciuto nel nostro ordinamento il diritto al suicidio medicalmente assistito, attraverso il Sistema Sanitario Nazionale, alle persone pienamente capaci di intendere e volere, affette da patologia irreversibile fonte di gravissime sofferenze e dipendenti da trattamenti sanitari salvavita. 

A precisare ulteriormente cosa si deve intendere per trattamenti sanitari salvavita è intervenuta anche la decisione resa recentemente dalla Corte di Assise di Massa.

Attraverso le motivazioni della sentenza sul caso Cappato/Welby/Trentini della Corte di Assise di Massa, infatti, possono essere individuate -tra i trattamenti salvavita- anche le terapie farmacologiche e alcune tipologie di assistenza personale senza la quale la persona non potrebbe sopravvivere.

Attualmente, sulla scorta delle sentenze appena richiamate e della legislazione vigente, l’iter previsto è il seguente: 1) La persona malata si può rivolgere alla ASL – direttamente o tramite il medico curante – per la verifica della presenza dei quattro requisiti indispensabili, previsti dalla sentenza Costituzionale n° 242/2019. 2) Occorrerà dunque accertare, da un punto di vista medico, la presenza di: patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Oltre appurare che la volontà dell’interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco, compatibilmente con quanto consentito dalle sue condizioni e che il paziente sia stato adeguatamente informato sia sulle sue condizioni, sia sulle possibili soluzioni alternative, come l’accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua (Legge n°219/2017). 3) Al completamento di questa procedura, il fascicolo sarà inviato al comitato etico, soggetto terzo, che ha il compito di verificare la conformità del caso con la procedura prevista dalla sentenza della Consulta.

Al momento predomina, però, l’incertezza su ruoli e singole responsabilità e competenze, dettagli non specificati dalla Corte Costituzionale che evidentemente non può entrare nello specifico, in quanto attengono al funzionamento delle erogazioni di prestazioni sanitarie come anche la somministrazione del farmaco letale per porre fine alle proprie sofferenze.

Facciamo allora un passo indietro nel tempo: esattamente sette anni fa l’Associazione Luca Coscioni depositava la proposta di legge di iniziativa popolare “Eutanasia Legale”, che in tutto questo lungo lasso di tempo non è mai stata dibattuta dal Parlamento, nonostante due autorevoli richiami della Corte Costituzionale.

“Sette anni e il Parlamento non ha trovato sette minuti per discutere la nostra proposta, firmata da oltre 136.000 italiani, che come prevede la Carta costituzionale hanno il diritto di proporre iniziative al Parlamento” dichiara Filomena Gallo, Segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.

Dal 2015, ovvero da quando Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli hanno iniziato la disobbedienza civile, sono oltre 1000 le persone che si sono rivolte a loro in cerca di aiuto e informazioni sul proprio fine vita volontario.

“Il paradosso – continua l’Avv. Filomena Gallo – sta nel fatto che il suicidio medicalmente assistito è un diritto già riconosciuto in Italia, e disponibile attraverso un iter avviato presso l’ASL, ma, in assenza di una legge che stabilisca in modo preciso il dovere dello Stato a rispettare ed aiutare l’esercizio della libertà di scelta da parte dei malati, non c’è certezza sui tempi ed è forte il rischio di finire comunque alla via giudiziaria. Un corto circuito anomalo difficilmente replicabile che innesca uno stato di impasse, così il diritto non viene né goduto, né garantito in quanto nessuno conosce le regole. Lo Stato ha il dovere di garantire tale diritto perché la sentenza della Consulta stabilisce che sia il Sistema Sanitario Nazionale a governare l’iter e la sua piena applicazione. I tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, da prassi, sono di 30 giorni, ma l’Associazione Luca Coscioni sta verificando legalmente tutte le vie di interpretazione di tali termini in virtù dell’urgenza richiesta.”.

Nel frattempo, dal 14 settembre è in corso un presidio nonviolento sotto Piazza Montecitorio per rilanciare la necessità del dibattito parlamentare.

“Da oggi la nostra campagna per la legalizzazione dell’eutanasia entra in una nuova fase – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. Rispetto a quando depositammo la legge di iniziativa popolare sono cambiate tante cose: il diritto a interrompere terapie vitali e a esprimere indicazioni vincolanti attraverso un testamento biologico è stato riconosciuto dal Parlamento; il diritto a essere aiutati a morire per malati tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale è stato riconosciuto dalla Corte costituzionale; l’applicazione di questo diritto anche a persone non attaccate a macchinari è stato sancito dalla Corte d’Assise di Massa.”.


Commenti