A processo per la coltivazione di cannabis terapeutica

 


Il 5 maggio scorso, al Tribunale di Paola (CS) è stato trattato il processo che vede Cristian Filippo, venticinquenne calabrese affetto da fibromialgia, a dibattimento per aver coltivato due piante di cannabis che utilizzava per alleviare i dolori causati dalla sua malattia.

La fibromialgia è una patologia contraddistinta da dolori muscolari diffusi in tutto il corpo e da affaticamento, rigidità, problemi di insonnia, di memoria e alterazioni dell’umore. Per questa malattia, a mente del DM 9/11/2015, è possibile prescrivere una terapia a base di cannabis.

La Regione Calabria, però, insieme a Molise e Valle D’Aosta, non ha mai approvato un apposito decreto regionale per recepire le direttive del Ministero della Salute che prevedono, appunto, la possibilità di curarsi con questo tipo di terapia.

Trovando sollievo con l’utilizzo della pianta, pertanto, Cristian Filippo, anche per non rivolgersi al mercato nero, aveva avviato una piccola coltivazione domestica dal momento che non riusciva a reperire la medicina tramite il Sistema Sanitario Regionale. 

Insomma, la produzione era necessaria a fronte della mancanza di prodotti contro i dolori della sua malattia.

All’udienza di ieri sono stati ascoltati dal Magistrato il Maresciallo dei carabinieri che aveva operato la perquisizione e la Dottoressa Mary Angela Siciliano, medico di Cristian Filippo. La prossima udienza si terrà il 22 settembre 2022.

“Rifarei le stesse cose anche perché sono nella stessa condizione del 2019: senza una terapia ufficiale. Non posso, e con me migliaia di persone, mettere in stand-by il dolore e aspettare che la regione e il Parlamento decidano” ha detto Cristian Filippo dopo l’udienza. Mercoledì infatti, si è riunita la Commissione Giustizia, presieduta dall’On. Mario Perantoni, per discutere il disegno di legge Magi-Licatini che prevedrebbe la coltivazione domestica di 4 piante. Ma, come accade da settembre, vi è stato l’ennesimo rinvio del voto sugli emendamenti.

“Oggi abbiamo sentito il carabiniere che ha fatto la perquisizione a seguito della quale Cristian Filippo ha avuto i domiciliari. Ora siamo alle fasi conclusive di questo processo. Come teste a discarico abbiamo udito la Dottoressa Siciliano che ha in cura Cristian e che ci ha spiegato in maniera chiarissima la necessità del paziente” ha detto l’avvocato Gianmichele Bosco, legale del giovane.

 “Non si parla solo di giustizia per Cristian, ma il fatto che in una regione come la Calabria tribunali e forze dell’ordine siano impegnate a perseguire un paziente invece che la ‘Ndrangheta è un problema per tutti. Forse vedremo la fine di questo processo nel 2022, è iniziato nel 2019. La chiamano guerra alla droga ma porta in tribunale molti pazienti come Cristian” ha detto Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale e membro del Comitato Cannabis Legale.

La vicenda processuale inizia con la perquisizione, nel giugno del 2019 e il ritrovamento di due piante di cannabis, una nel box doccia e l’altra sul balcone di casa, a seguito della quale Cristian Filippo è stato imputato di coltivazione illecita e detenzione di sostanza stupefacente per cessione a terzi.

Arrestato all’inizio di giugno 2019, Cristian è stato detenuto presso la propria abitazione per circa un mese. Dopo i domiciliari, per il giovane è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Paola, con il divieto di allontanarsi dalla propria abitazione fino al 4 ottobre dello stesso anno. Il 10 giugno 2021, si è tenuta presso il Tribunale di Paola l’udienza di apertura del dibattimento e, dato il considerevole carico giudiziario, la seconda udienza si è tenuta a distanza di quasi un anno. 

Per il reato contestatogli, Cristian Filippo rischia fino a 6 anni di carcere.

Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha, sin dall’inizio, sostenuto Cristian in quella che è stata definita una vera e propria violenza istituzionale che vede un cittadino italiano, malato e sofferente, in possesso di una valida prescrizione medica, privato della libertà e a rischio di una pesante condanna solo perché si è visto negare dalla sanità Regionale la sua medicina in quanto non prevista dal sistema locale.

Come abbiamo più volte evidenziato, anche su queste pagine telematiche, prescrivere la cannabis medica in Italia è assolutamente lecito anche se molti cittadini che ne fanno uso segnalano da tempo la difficoltà a rinvenire il farmaco in maniera continuativa e in quantitativi adeguati.

La storia di Cristian ricorda molto da vicino la vicenda di un’altra persona malata, affetta da artrite reumatoide, Walter De Benedetto: una pagina di cronaca giudiziaria, e non solo, che ci ha posti di fronte, ancora una volta, alla negazione del diritto alla salute e ad un processo penale per coltivazione di cannabis.

L’Associazione Luca Coscioni, insieme ad altre, conduce una battaglia politica perché il libero accesso ai farmaci cannabinoidi sia reso effettivo, sia attraverso un accesso immediato e gratuito ai farmaci, sia attraverso la regolamentazione della cd. “autocoltivazione”, cioè della coltivazione ai fini esclusivi di utilizzo terapeutico da parte del paziente-coltivatore.


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