Suicidio assistito: il farmaco per Mario


 

Mentre le associazioni cattoliche “integraliste” stanno cominciando a fare pressione contro il referendum per legalizzare l’eutanasia e lo stesso Papa Francesco rilascia dichiarazioni infuocate contro il disegno di legge sul suicidio assistito in discussione in Parlamento nei giorni scorsi, finalmente il caso di “Mario” arriva ad una svolta epocale.

Dopo denunce, sentenze e ben sedici mesi di azioni legali contro l’ASUR Marche e dopo aver finalmente ricevuto il via libera dal Comitato Etico sulla sussistenza di tutti i requisiti previsti dalla sentenza della Consulta a seguito del cosiddetto caso Cappato/DJ Fabo, arriva anche la relazione dell’Azienda sanitaria unica regionale sul farmaco da poter impiegare e le relative modalità di somministrazione.

È un passaggio fondamentale perché rappresenta, di fatto, l’ultimo tassello per rendere concreto ed operativo il suicidio assistito.

“Sul cosiddetto “aiuto al suicidio”, da oggi in Italia abbiamo non solo delle regole precise, stabilite dalla Corte costituzionale nella “Sentenza Cappato”, ma anche delle procedure e delle pratiche mediche definite che includono le modalità di auto somministrazione del farmaco da parte del paziente” hanno commentato il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato, e la Segretaria nazionale, Avv. Filomena Gallo. 

E poi hanno aggiunto: “La validazione del farmaco e delle modalità di auto somministrazione crea finalmente un precedente che consentirà a coloro che si trovano e si troveranno in situazione simile a quella di Mario di ottenere, se lo chiedono, l’aiuto alla morte volontaria senza dover più aspettare 18 mesi subendo la tortura di una sofferenza insopportabile contro la propria volontà”.

Per meglio comprendere la portata della questione occorre fare un breve riepilogo.

Dopo la sentenza n°242/2019 della Corte Costituzionale che ha determinato le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito e che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale ha eccepito la mancanza di una legge che definisca nel dettaglio le procedure da seguire nei singoli casi.

Dopo il diniego dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche (ASUR), una prima e una seconda decisione definitiva del Tribunale di Ancona e ben due diffide legali all’ASUR, “Mario” è riuscito ad avere, nero su bianco, il parere del Comitato etico dell’ASUR Marche.

Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo, ovvero Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. E alla fine, per la prima volta in Italia, ha confermato l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito.

Mancava, a questo punto, solo la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico.

Pochi giorni fa, il Gruppo tecnico multidisciplinare istituito ha sviscerato tutti i fatti, vagliando le tematiche tossicologiche per esprimersi su un tessera fondamentale del puzzle che va a completare la richiesta contenuta nell’ordinanza del Tribunale di Ancona emessa il 9 giugno scorso. Ossia “se la modalità, la metodica ed il farmaco (Tiopentone Sodico nella quantità di 20 grammi) prescelti siano idonei i garantirgli la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile (rispetto all’alternativa del rifiuto delle cure con sedazione profonda continuativa, e ad ogni altra soluzione in concreto praticabile, compresa la somministrazione di un farmaco diverso).

La commissione, composta da due direttori di Unità operativa complessa (Anestesia-Rianimazione e Medicina legale), due direttori di Unità operative semplici dipartimentali (Cure palliative e Farmacia), un ordinario di Farmacologia e un dirigente Asur, dopo un’ampia discussione e all’unanimità ha risposto in maniera precisa e dettagliata. In merito a modalità, metodica e farmaco prescelto da Mario: “Il Tiopentone sodico appare idoneo a garantire una morte rapida (minuti) e indolore ad un dosaggio non inferiore a 3-5 grammi per una persona adulta del peso di 70 kg, La modalità di somministrazione è quella dell’auto somministrazione mediante infusione endovenosa.”.

Giova aggiungere che il collegio legale, in sede di diffida, aveva fornito anche il parere di un consulente di parte, il dott. Mario Riccio, già medico di Piergiorgio Welby, con cui si indicavano nel dettaglio le modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. Tale parere è stato prodotto al solo fine di facilitare le procedure, dal momento che la sentenza della Corte Costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità previo il parere del comitato etico territorialmente competente.

È di palmare evidenza che un percorso siffatto è a dir poco tortuoso se non addirittura umiliante per un malato: ciò è soprattutto da ascriversi all’immobilismo del Parlamento, che a distanza di oltre tre anni dalla richiesta della Corte Costituzionale non è in grado di approvare nemmeno una legge che delinei le procedure di applicazione della stessa sentenza della Corte. 

Il risultato di questo ignobile scaricabarile istituzionale è che “Mario”, e tanti come lui, sono costretti a sopportare anche un ulteriore tormento giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione.


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