E-democracy: un bilancio del 2021

 


Su "Il Manifesto" del 30 dicembre, Marco Perduca, esponente dell'Associazione Luca Coscioni, ci ricorda che "...l’onda d’urto delle firme referendarie online ha fatto entrare l’Italia nell’era del Web3 politico. I quesiti su eutanasia e cannabis hanno dimostrato che senza irragionevoli ostacoli tecno-burocratici la disintermediazione e la decentralizzazione sono applicabili anche al godimento dei diritti civili e politici. Un esempio di organizzazione politica autonoma decentralizzata che, colta la popolare necessità di riforme radicali, ha mobilitato enormi sostegni in tempi impensabili...".

Stona parecchio, allora, la circostanza che molti partiti politici italiani abbiano cassato, lo scorso 16 dicembre, la possibilità di raccogliere le firme via Spid, cioè via firma digitale, per la presentazione delle liste elettorali.

“Con la bocciatura dell’emendamento Magi su firma digitale per le elezioni si è voluto mantenere lo stato delle cose che favorisce i soliti noti”, ha dichiarato in una nota Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani.

"A ciò si aggiunga che per candidarsi alle elezioni politiche c’è bisogno di più di 110.000 firme tra Camera e Senato raccolte non solo su liste già stabilite ma suddivise anche per collegi, per di più certificate ed autenticate. Il tutto su carta e solo per pochi partiti e/o movimenti.

Una prassi fortemente discriminatoria sia per i piccoli partiti che per le nuove organizzazioni che vorrebbero per la prima volta cimentarsi con le elezioni politiche. Per questo quanto accaduto stanotte in Commissione Bilancio è molto grave. Bocciare l’emendamento di Riccardo Magi, che avrebbe consentito di firmare con Spid e firma elettronica la presentazione delle liste elettorali, è una scelta discriminatoria tanto è vero che favorisce da una parte coloro che continuano a raccogliere firme false e dall’altra di chi vuole mantenere il proprio potere attraverso l’esclusione di qualsiasi novità politica che possa metterli in discussione.

Si parla tanto di transizione digitale tuttavia per quanto riguarda il processo più importante per la vita democratica di un Paese ossia le elezioni politiche siamo ancora a penna e calamaio. Una vergogna”, conclude Iervolino.

La proposta di Riccardo Magi, Presidente di +Europa, si è incagliata nelle strategie partitiche delle schermaglie di fine anno. E a causa della solita poca lungimiranza di alcuni, l’Italia ha perso un’occasione per fare un passo avanti verso la sburocratizzazione, verso la sicurezza del processo democratico e la sua trasformazione digitale.

Amara la dichiarazione di Riccardo Magi: "La firma digitale con Spid avrebbe rappresentato un salto di qualità dal punto di vista della legalità e della trasparenza in uno dei momenti più delicati della vita democratica di un Paese, che è quello in cui si presentano le candidature per le elezioni, che è allo stesso tempo una delle fasi più opache e più illegali. Sistematicamente ci sono inchieste giudiziarie perché si fanno firmare i morti o si fanno firmare persone che non sanno nemmeno dell’esistenza di quel partito o di quella lista".

L’estate referendaria italiana ha dimostrato plasticamente che ci vuole davvero poco per rendere concreta la rivoluzione epocale della e-democracy così come basta altrettanto poco per bloccare, in Parlamento, la sua naturale evoluzione.


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