Fase 2: i numeri del lavoro


Il dibattito politico odierno, soprattutto in questi tempi confusi di coronavirus, si caratterizza troppo spesso come discorso emozionale, come mera tifoseria da stadio e difficilmente si concentra su dati verificabili o addirittura su discorsi razionali.
Sulla cd. Fase 2 la maggior parte di noi si è soffermata su aspetti linguistici secondari come i famosi "congiunti" e abbiamo, invece, riflettuto poco su aspetti sostanziali come il lavoro.
Gli echi del Primo Maggio non si sono ancora spenti e, pertanto, ritengo utile condividere uno studio che pone in correlazione il lavoro, le fasce d'età e le regioni italiane che si apprestano a ripartire dal 4 maggio.
I risultati dell'apertura, come vedremo, sono incoerenti con le premesse del DCPM.


La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a partire dai microdati delle Forze Lavoro Istat, già dal titolo ci dice tutto: “Ritorno al lavoro per 4,4 milioni di italiani. Al Nord prima che al Sud, anziani più dei giovani”. 
Ne emerge che sono ben 4,4 milioni i lavoratori che dal 4 maggio, secondo quanto stabilito dal DPCM del 26 aprile, riprenderanno la propria attività lavorativa; mentre 2,7 milioni continueranno a restare a casa in attesa di successive misure governative. 
Su 100 rimasti a casa per effetto dei provvedimenti di sospensione delle attività, già il 62,2% potrà tornare al lavoro.
"La ripresa però avrà effetti inattesi. Coinvolgerà soprattutto lavoratori over 50, rispetto ai giovani, interesserà maggiormente il Nord Italia, più esposto al contagio in questi due mesi di emergenza da Covid-19, e favorirà i lavoratori dipendenti a discapito degli autonomi.".
Dall'analisi dei dati, infatti, è evidente che la ripresa interesserà soprattutto i lavoratori dell’industria, dove l’attività potrà ritornare a pieno regime (100% dei settori riaperti), e l'occupazione maschile, più presente in tale comparto (3,3 milioni, pari al 74,8% del totale), mentre “solo” 1,1 milioni le donne (25,2%). 
Vale la pena sottolineare che saranno soprattutto i lavoratori dipendenti quelli che ripartiranno con la fase 2 (3,5 milioni, pari al 79,4% di chi riprenderà a lavorare) mentre gli autonomi (il restante 20,6%) dovranno ancora mordere il freno. 
Altro paradosso della riapertura delle attività produttive prevista dalla fase 2 è relativo all’età dei lavoratori coinvolti e alle regioni interessate. 
Innanzitutto emerge che saranno gli over 50 a riprendere a lavorare prima dei giovani; poi si vede che la “settorialità” delle aperture interesserà maggiormente il Nord Italia. 
Più in dettaglio: Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Marche e Lombardia, presentano un tasso di rientro oscilla intorno al 69%; viceversa in regioni meno colpite i dati sono i seguenti: Val d’Aosta (49,3%), Lazio (46,7%), Sicilia (43,4%), Calabria (42,5%) e Sardegna (39,2%).

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