Covid-19: torniamo alla Costituzione



Dalle pagine de “il Dubbio” del 22 marzo 2020, Giovanni Guzzetta, costituzionalista, già Professore ordinario di diritto costituzionale presso il Dipartimento di Diritto Pubblico dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, scrive una lettera aperta al Presidente della Repubblica affrontando un tema che non è soltanto formale, legato cioè alle astratte forme con cui si può esplicare il precetto normativo, ma è soprattutto sostanziale, in quanto connesso alle modalità concrete con cui si deve interfacciare il potere con la democrazia, lo Stato con i cittadini, “la capacità dello Stato di saper mostrarsi forte di fronte a un’emergenza, senza rinunciare e senza abiurare quei valori di libertà e di democrazia su cui si fonda, su cui è costituito, per i quali tante vite sono state sacrificate”.
Dopo aver esposto la grave situazione che l’epidemia di Covid-19 sta rappresentando e gli interventi normativi messi in campo dalle istituzioni ai più svariati livelli, il giurista espone quanto segue: “Questa situazione genera, di fatto, una grande incertezza sulla catena di comando in un frangente così drammatico, genera incertezza su quali provvedimenti debbano essere seguiti, quali debbano prevalere in caso di contrasto, genera incertezza sulla legittimità democratica e giuridica di molti di quegli interventi… Un cittadino non può svegliarsi la mattina e letteralmente non sapere quali obblighi gravino su di lui o cosa possa essere successo durante la notte: se vi siano stati decreti del Governo, se ad essi si siano aggiunte ordinanze dei Presidenti delle Regioni, dei prefetti, dei sindaci o se tali atti, solamente pre-annunciati, abbiano effettivamente visto la luce. Soprattutto quando tali atti incidono pesantemente sulle libertà e la loro violazione comporta l’irrogazione di sanzioni amministrative e persino penali.”.
“La salute di uno Stato che, a differenza di altri, appartiene alla famiglia delle liberal-democrazie e che dunque, quand’anche ammetta limitazioni delle libertà, pretende che ciò avvenga nel rispetto delle garanzie democratiche e delle previsioni costituzionali.”.
Questo è secondo me un concetto fondamentale sul quale, ovviamente, non solo i giuristi ma anche tutti i cittadini devono porre adeguata attenzione.
Le procedure costituzionali e democratiche non possono essere disattese per nessuna ragione, anche e soprattutto nelle situazioni emergenziali!
Nei giorni scorsi, su queste pagine digitali, avevo parlato del principio solidaristico che esprime la nostra Carta Fondamentale; oggi, senza voler dimenticare quel principio anzi sottolineandolo, occorre anche rimarcare che bisogna utilizzare gli strumenti più opportuni, da un punto di vista della Costituzione, per governare un’emergenza sanitaria che si prospetta di lungo corso.
E allora, per fronteggiare le straordinarie situazioni di necessità ed urgenza diventa essenziale che si ritorni (per quanto paradossale possa sembrare dopo l’abuso sistematico che se ne è fatto negli anni), allo strumento del decreto-legge, l’unico previsto dalla Costituzione per come disciplinato dall’art. 77. Il Decreto del Presidente del Consiglio (Dpcm) è sostanzialmente un atto amministrativo che non ha forza di legge e che, come i decreti ministeriali, ha il carattere di fonte normativa secondaria e serve per dare attuazione a norme o varare regolamenti. A questo punto non è più sufficiente!
Diversamente, il decreto-legge è un “atto in grado di sostituirsi provvisoriamente a qualsiasi norma dell’ordinamento (anche relativa a diritti fondamentali come la libertà personale) e a operare sia su tutto il territorio nazionale che su porzioni di esso (come la storia repubblicana ci insegna)”; è, pertanto, un “atto collegiale, non delegabile, del Governo della Repubblica, che se ne assume la responsabilità, adottato eventualmente con la partecipazione dei Presidenti delle Regioni interessate, emanato dal Presidente della Repubblica, reso pubblico e sottoposto allo scrutinio e all’approvazione del Parlamento mediante leggi di conversione; e dunque con un procedimento ostensibile, trasparente e controllabile dai cittadini.”.
Può sembrare banale, lo ripeto, ai più potrà sembrare mera forma; ma la verità è che si tratta di sostanza; sono precisazioni fondamentali queste che ci offre il giurista e che io modestamente condivido, che servono “per evitare che si scatenino fenomeni di conflittualità sia verso le istituzioni che tra cittadini, dovuti alla frustrazione di una situazione normativamente non chiara, incerta, contraddittoria, senza che le istituzioni democratico-rappresentative si mostrino adeguatamente pronte, nel rispetto della Costituzione. E non malgrado essa.”.
È una prova importante che come singoli e come comunità nazionale stiamo affrontando quotidianamente. A differenza dei nostri padri, però, abbiamo già una Costituzione che non può essere svilita e calpestata. 

Il testo integrale della lettera aperta su: https://www.ildubbio.news/2020/03/22/presidente-mattarella-difenda-lei-la-costituzione-la-lettera-di-guzzetta-al-colle/


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