Il Coronavirus e il rantolo del sovranismo


La pandemia di Covid-19 è una delle più grandi crisi che l'umanità moderna si è trovata ad affrontare.

Per alcuni versi è una crisi più inquietante dei conflitti mondiali del XX secolo o dell'ondata di terrorismo degli inizi di questo XXI secolo.
Perché il Covid-19 è un nemico invisibile, che non rivendica nulla se non la sua proliferazione, che cammina sulle nostre stesse gambe e che si sposta con noi ovunque andiamo.
Il virus è un nemico invisibile, dicevo, che non fa distinzione di sesso o di età o di razza o di religione. 
Non dice "Prima i bianchi" o "Prima gli italiani". 
Non conosce i confini, né le dogane, né i dazi.
Il virus contagia tutti. Indistintamente. Come razza umana nel suo complesso.
E allora vuol dire che questa volta davvero siamo tutti sulla stessa barca.
Siamo tutti uguali e uniti contro un nemico comune, invisibile, silenzioso e strisciante.
Non c'è sovranismo che tenga. Non c'è confine e non c'è muro.
Per una volta, forse la più importante della Storia, tutta l'umanità è in lotta contro lo stesso avversario.
E allora questo è anche il momento della condivisione.
È di questi giorni la notizia degli aiuti tedeschi, cinesi, russi, americani, indiani, cubani, vietnamiti ed eritrei all'Italia.
È il momento per la circolazione delle idee scientifiche.
I laboratori di ricerca, di ogni parte del mondo, si scambiano informazioni importanti e vitali per trovare cure mediche per tutti gli abitanti della Terra.
Ci si scambia materiale sanitario ma, soprattutto, si trasmettono tecnologia e metodiche per arginare i danni provocati dalla malattia.
Solo una società aperta che consente la libera circolazione delle idee può sopravvivere alla pandemia.
Le società chiuse e non collaborative con l'esterno soccombono.
Forse lo hanno capito anche i campioni del sovranismo internazionale.
Boris Johnson e Donald Trump ritenevano, all'inizio, di poter controllare il virus con la demagogia, a modo loro, ritenendo di non aver nulla da imparare dalla lezione di chi la pandemia la stava già affrontando. 
Poi anche loro hanno dovuto cedere all'evidenza.
La soluzione sovranista è stata urlata, strepitata e sbraitata anche in Italia dai soliti sostenitori della linea del "contro" e mai del "pro", dai soliti negazionisti della solidarietà tra i popoli e le nazioni.
È stata l'ora della caccia al cinese, al filippino e al giapponese che sembravano cinesi, poi della caccia agli africani che sbarcavano sulle nostre coste (si sa che gli immigrati, meglio se neri, portano tutte le malattie del mondo... Salvo poi scoprire che erano proprio gli italiani a portare in giro il virus in Africa e dappertutto...).
Poi, purtroppo, abbiamo amaramente imparato che il virus viaggiava con il vicino di casa, con il collega di lavoro, con il familiare o il parente, che era dentro di noi.
Noi eravamo il nemico.
Ergo, urgeva fare pace con l'altro... che poi eravamo noi stessi...
Sono fiducioso che da questa ora buia possa venire fuori qualcosa di buono per tutti gli uomini.
Voglio credere che gli atti di generosità e abnegazione di tanti eroi civili di tutta la Terra aiutino tutti noi, che per il momento restiamo a casa, a fare la nostra piccola parte contro il virus, a diventare esseri umani migliori.

Commenti