Fabio Ridolfi: la strada tortuosa del suicidio assistito


 Fabio Ridolfi è un mio coetaneo marchigiano, ammalato di tetraparesi da rottura dell’arteria basilare, immobilizzato a letto da diciotto anni a causa della sua patologia irreversibile, una situazione che gli inibisce il movimento di qualsiasi parte del suo corpo, ad eccezione degli occhi, con cui comunica attraverso un puntatore oculare.

L’altro ieri, stremato da una burocrazia in mala fede o semplicemente indifferente della sofferenza altrui, ha lanciato un appello: poche parole, drammatiche, dolorose.

“Gentile Stato italiano, da 18 anni sono ridotto così. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire”.

Per porre fine al suo dolore e per morire dignitosamente, Fabio aveva interpellato l’Associazione Luca Coscioni proprio per avere informazioni sul testamento biologico e sulle possibilità di scelte di fine vita percorribili legalmente in Italia.

Pertanto, seguìto dal team di legali coordinato da Filomena Gallo, Avvocato e Segretario dell’associazione, nei mesi scorsi aveva protocollato una istanza all’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche per poter accedere al suicidio assistito, nelle modalità previste dalla sentenza della Corte Costituzionale n°242/2019 sul caso Cappato/Dj Fabo.

L’ASUR Marche, anche in virtù della giurisprudenza di merito formatasi sulla scorta dei casi di Mario e Antonio (gli altri due marchigiani che avevano inoltrato la stessa richiesta), ha messo in atto le verifiche previste dalla sentenza della Consulta e ha sottoposto Fabio a tutte le visite mediche del caso. 

“Fabio chiede di porre fine alle sue sofferenze in modo indolore, con le modalità più veloci e rispettose della sua dignità. È un suo diritto, sulla base della sentenza della Corte costituzionale nel “caso Cappato/Antoniani”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, “Ancora una volta, come già successo con Mario e Antonio, il ritardo della ASUR nel rispondere alla sua richiesta, in violazione degli obblighi di legge, comporta sofferenze che per Fabio sono da anni insopportabili”.

Dal 15 marzo, cioè da quando la relazione medica era stata trasmessa al Comitato Etico, e fino a ieri ancora non era arrivato nessun parere, né sulle sue condizioni né sulle modalità per poter procedere con il suicidio medicalmente assistito.

E poi: un colpo di scena!

A 24 ore dal suo appello è spuntato il parere del Comitato etico sulla sussistenza delle condizioni già accertate nella relazione collegiale dell’equipe interdisciplinare.

Era stato emesso l’8 aprile 2022 ma, nonostante ripetuti solleciti, qualcuno in ASUR Marche aveva “dimenticato” di comunicarlo a Fabio.

Insomma ancora una volta la cieca burocrazia, a voler concedere il beneficio del dubbio, ha colpito dove fa più male.

“L’appello di Fabio ha colto nel segno. È inaccettabile che lo Stato italiano, e nello specifico la Regione Marche, abbia tenuto nel cassetto per 40 giorni un documento di tale rilevanza ed urgenza- ha commentato il Segretario dell’Associazione Luca Coscioni- Purtroppo, il parere “positivo” dato dal Comitato etico, che conferma in modo molto chiaro il diritto di Fabio ad essere aiutato a porre fine alle proprie sofferenze, è però incompleto, perché nulla dice sulle modalità di attuazione e sul farmaco da usare affinché la volontà di Fabio possa finalmente essere rispettata. È ora doveroso che il Sistema sanitario delle Marche definisca le modalità del caso nella massima urgenza, senza che sia necessario nuovamente da parte di Fabio procedere per vie legali.”.

A questo punto, appare sempre più evidente l’utilità di una legge il cui scopo è proprio quello di stabilire tempi certi per dare risposte ai malati. 

Purtroppo il testo approvato alla Camera non fornisce alcuna garanzia nemmeno da questo punto di vista, e sarebbe dunque da discutere urgentemente e da integrare.

In linea con questa finalità è stato l’impegno profuso in tutta Italia dai volontari delle Cellule Coscioni e da tanti semplici cittadini che hanno sottoscritto l’appello al Parlamento pur consapevoli che la politica ed i partiti spesso preferiscono rinviare ad altra data piuttosto che discutere e deliberare in tempi ragionevoli.

Eppure, in situazioni come quella di Fabio e di tanti come lui, è proprio il fattore tempo l’elemento da non sottovalutare mai per il carico di dolore che, come un macigno sempre più pesante, ogni giorno si aggiunge e grava su coloro che convivono con una disperazione senza esito.


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