Gli universitari, in questa pandemia, sono stati abbandonati dall’opinione pubblica e dalla politica.
Eppure già prima dell’emergenza, in tempi ordinari, i dati Istat relativi al 2019 rilevavano in Italia una quota di laureati pari al 19,3%, drammaticamente al di sotto della media europea del 33,2%.
Su questa carenza di preparazione, come noto, pesa in modo consistente il fenomeno dei cosiddetti Neet, i giovani che non lavorano, non studiano né sono inseriti in altri percorsi di formazione, e che lo scorso anno rappresentavano il 22,2% della popolazione tra i 15 e 29 anni.
I giovani italiani di età compresa fra i 16 e i 24 anni sono certamente molto più preparati dei loro padri o nonni, ma restano tuttora meno competenti dei loro coetanei tedeschi o francesi. Abbiamo meno laureati rispetto alla media europea, mentre gli abbandoni precoci sono ancora troppi.
L’inversione di questa tendenza è una delle chiavi decisive per arrestare il declino italiano.
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