Da Terracini a Sturzo: le ragioni del NO




Nella seduta di mercoledì 18 settembre 1946 durante i lavori della seconda Sottocommissione per la Costituzione, presieduta da Umberto Terracini, poi anche Presidente dell’Assemblea Costituente, si ebbe l’occasione di affrontare la rilevante questione del numero dei Parlamentari.

Umberto Terracini espone ed argomenta la sua tesi, che di fatto prevarrà, e che, al momento dell’approvazione e della promulgazione della Costituzione nel dicembre 1947, prevede un deputato ogni 80.000 abitanti.

Il resoconto delle sedute dell’Assemblea Costituente può bene illustrare quanto l’attuale proposta di taglio dei Parlamentari si distacchi dalle intenzioni di chi ha redatto il testo della Carta Costituzionale e si allontani dallo spirito stesso della nostra Costituzione.



Ecco le parole di uno dei nostri Padri Costituenti sull’importanza della rappresentatività: 

“il numero dei componenti un’assemblea deve essere in certo senso proporzionato all’importanza che ha una nazione, sia dal punto di vista demografico, che da un punto di vista internazionale”;

“la diminuzione del numero dei componenti […] sarebbe in Italia interpretata come un atteggiamento antidemocratico, visto che, in effetti, quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni”;

“se nella Costituzione si stabilisse l’elezione di un Deputato per ogni 150 mila abitanti, ogni cittadino considererebbe quest’atto di chirurgia come una manifestazione di sfiducia nell’ordinamento parlamentare”;

“quanto alle spese ancora oggi non v’è giornale conservatore o reazionario che non tratti questo argomento così debole e facilone. Anche se i rappresentanti eletti nelle varie Camere dovessero costare qualche centinaio di milioni di più, si tenga conto che di fronte ad un bilancio statale che è di centinaia di miliardi, l’inconveniente non sarebbe tale da rinunziare ai vantaggi della rappresentanza”;

“le argomentazioni contrarie […] in realtà sembra che riflettano certi sentimenti di ostilità, non preconcetta, ma abilmente suscitata fra le masse popolari contro gli organi rappresentativi nel corso delle esperienze che non risalgono soltanto al fascismo, ma assai prima, quando lo scopo fondamentale delle forze anti progressive era la esautorazione degli organi rappresentativi: s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni”.

Nella Costituzione oggi in vigore, come noto, i Deputati sono 630 con una popolazione superiore ai 60 milioni, ossia abbiamo un rapporto di un Deputato ogni 96.000 abitanti. Il progetto di revisione costituzionale oggetto del referendum del 20 e 21 settembre prossimi diminuirebbe il numero dei Deputati a soli 400, determinando il rapporto di un Deputato per ogni 151.000 abitanti. 

I Parlamentari sono i rappresentanti del popolo, dei cittadini; rappresentare non implica solamente “esprimere un voto in Parlamento in modo proporzionale ai voti ricevuti dagli elettori” ma vuol dire innanzitutto saper ascoltare gli elettori, per capire i loro bisogni e trasferirli nei dibattiti e, solo alla fine, nelle scelte che avvengono in Parlamento.

Paradossalmente, se la necessità fosse solo quella di prendere decisioni, allora, sarebbe ancora più semplice ridurre il numero di Parlamentari, che so, a 2 per Regione.

Se, d’altro canto, la priorità è quella di prestare attenzione ai cittadini, ne deriva che è certamente più facile avendo un numero più grande di Parlamentari.

Per chi ricerca l’uomo forte al comando, che decide da solo e risolve tutti i problemi, è verosimilmente irrilevante avere pochi o tanti rappresentanti in Parlamento. Per chi, invece, vede le Camere come un luogo di rappresentanza, dove i Parlamentari sono i portavoce dei cittadini, allora “meno portavoce” significa “meno voce” per i cittadini.



Concludo con le parole di don Luigi Sturzo, pronunciate in un discorso al Senato della Repubblica il 27 giugno 1957: “La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal Governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti, verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”.

#IoVotoNo


Commenti