Dato che ci accingiamo a vivere la fase 2 avanzata della pandemia, mi sembrano utili alcune riflessioni specifiche su scienza, politica e trasparenza ai tempi del Covid-19.
È, a mio modo di vedere, una questione di diritti civili e di democrazia che non può assolutamente passare in secondo piano.
Trovo particolarmente interessante, allora, evidenziare che in occasione della 73° Assemblea Generale dell'OMS, l’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy rilancino il loro appello internazionale a tutti gli Stati delle Nazioni Unite di “pubblicare i dati raccolti ed elaborati dal primo isolamento del nuovo coronavirus in formato aperto, quindi pubblico, e quindi – soprattutto – aggregabile in maniera indipendente dai ricercatori”. Ciò anche perché “il miglior modo per poter dimostrare che tutti i paesi, ma anche l’OMS stessa, hanno agito tempestivamente e trasparentemente è quello di rendere noti a tutti gli studi, le decisioni e le raccomandazioni degli ultimi sei mesi.”
Va, tra l'altro, rimarcato che, proprio in questo spirito di collaborazione, sin dall’inizio della emergenza sanitaria, l’Associazione Luca Coscioni ha organizzato sette incontri pubblici online alla presenza di scienziati, ricercatori, giuristi e membri dei Governo e Parlamento italiano ed europeo per elaborare una serie di proposte volte a favorire condivisioni di conoscenza, cooperazione tecnico-scientifica e coordinamento sistemico di quanto in atto in tutto il mondo a seguito della dichiarazione della pandemia da parte dell’OMS.
Faccio mia, perché la trovo particolarmente penetrante, anche la posizione espressa da Giordano Masini sul sito istituzionale di Più Europa il quale -sulla scorta di quanto riportano gli organi di stampa e cioè che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe preso la decisione di accelerare con le riaperture contro il parere del comitato tecnico/scientifico- ha evidenziato che dei documenti prodotti dalla "task force" per la ripartenza non vi è traccia pubblica.
"E’ assolutamente necessario che questo parere, insieme alle evidenze scientifiche sul quale è stato fondato, venga reso noto al più presto.
Non è possibile continuare a evocare il parere degli scienziati come un paravento dietro il quale nascondersi quando si prendono decisioni impopolari, o al contrario oggi per fare diversamente, senza che su tutto questo l’opinione pubblica e la stessa comunità scientifica abbia l’opportunità di confrontarsi. Questi pareri, mai pubblicati, sono stati usati per provvedimenti straordinari che limitano drasticamente libertà fondamentali e che espongono in maniera maggiore o minore diverse categorie di cittadini al rischio di contrarre una grave malattia.
A quasi quattro mesi dalla proclamazione dello stato di emergenza e a due e mezzo dal primo lockdown questa mancanza di pubblicità e trasparenza rappresenta un’offesa al metodo scientifico e al diritto alla conoscenza, e apre seri dubbi sulla stessa legittimità costituzionale di provvedimenti emergenziali essenziali.".
Va detto con forza, quindi, che è nell’interesse di tutti i cittadini e a riprova della stessa efficacia di quei provvedimenti che il Governo renda noti al più presto tutti i pareri finora espressi dal comitato tecnico scientifico, le metodologie di analisi usate e le ragioni di contingenza politica che hanno portato il Governo ad accoglierli o a respingerli.
Non è questione di opposizione polemica al Governo o al Presidente del Consiglio.
Non è neanche questione di formalismo giuridico: è questione di processo democratico in cui la forma diventa necessariamente sostanza.
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