Il manifesto dei Comitati noiNo



"L’integrità della Costituzione non è un dogma ed è possibile cambiarla ma con un progetto e una visione ampia e organica. Ridurre gli sprechi della politica e le inefficienze dei procedimenti legislativi è possibile anche senza indebolire la democrazia rappresentativa e il rapporto tra elettori e eletti.".
Questo è l'incipit del manifesto dei Comitati noiNo, comitati costituiti in occasione del referendum costituzionale richiesto da 71 senatori, su iniziativa dalla Fondazione Luigi Einaudi, sulla cosiddetta legge per il taglio dei parlamentari.
Il manifesto, con un linguaggio semplice e chiaro, espone le ragioni per il no al referendum.
Vale la pena riportarle per esteso.
"Diciamo NO a questa legge e conseguentemente difenderemo le ragioni del NO.
noiNo, perché basta con le prese in giro
noiNo, perché la politica fatta di sola propaganda è semplicemente suicida;
noiNo, perché non conta quanti siano i parlamentari in rapporto alla popolazione, semmai come e da chi vengono scelti;
noiNo, perché qualità e libertà degli eletti non cambiano, cambiandone il numero;
noiNo, perché il cittadino non può continuare a essere ingannato dai divulgatori di fake news, solo per bieco interesse elettorale;
noiNo, perché bisogna interrompere la spirale di odio e rancore nella quale si è avvitata la società italiana negli ultimi anni, impedendo al Paese di progettare insieme un futuro di crescita comune e sviluppo;
noiNo, perché un Parlamento non funziona bene o male in base al numero dei parlamentari ma in base alla capacità di chi rappresenta le Istituzioni;
noiNo, perché le leggi fatte malissimo da 100 parlamentari non diventano buone se fatte da 60;
noiNo, perché disporre esclusivamente il “taglio” è una azione anti-parlamentare, quindi anti-democratica;
noiNo, perché una rappresentanza democratica non si valuta dai costi;
noiNo, perché un Parlamento può essere democratico e funzionante anche con meno parlamentari, ma non è affatto il risultato della riforma varata;
noiNo, perché la demagogia populista non rende più libero e forte il popolo, ma consegna il dominio della rappresentanza a forze esterne e non trasparenti.".
Di grande interesse è l'analisi dei dati svolta per ogni singola regione: la  Calabria passerebbe, ad esempio, da 20 deputati a 13 e da 10 senatori a 7. Considerando che ci sono 5 provincie e 404 comuni, è evidente che la rappresentanza, soprattutto per le aree interne, assume i contorni del miraggio. 

La Basilicata passerebbe da 6 deputati a 4 e da 7 senatori a 3.
Non si avrà vero risparmio economico come sostengono i promotori della riforma, i costi abbattuti, infatti, sono davvero irrisori; l’unica cosa che diminuirà davvero sarà, invece, la rappresentanza, visto che la riduzione sarà del 33,3% alla Camera e del 57,14 % al Senato, solo per restare alla Basilicata, o del 35 % alla Camera e del 40 % al Senato, in relazione alla Calabria, mentre i collegi elettorali aumenteranno di grandezza, lasciando solo a pochissimi "nominati" la possibilità di fare la campagna elettorale.
Voglio citare anche il parere di un accademico.

Anche il Prof. Alfonso Celotto, costituzionalista, su Twitter, precisa che il Taglio dei Parlamentari favorisce l’ingovernabilità. Infatti, In una repubblica parlamentare con legge elettorale a base proporzionale diventerà ancora più difficile formare maggioranze stabili di governo.
Basti considerare il “peso” di un senatore su 200 anziché su 315.
E aggiunge: "Il Taglio dei Parlamentari riduce eccessivamente la rappresentanza:
- il rapporto fra elettori ed eletti diventerebbe fra i più alti in Europa;
- le regioni più piccole avrebbero soltanto 3 senatori.
In pratica, crescerebbe il distacco tra popolo, territori e politica.".
Torneremo sicuramente sul tema del referendum costituzionale. 
Nel frattempo: #IoVotoNo.

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