No al taglio della rappresentatività per Regioni e italiani all'estero




Le ragioni del No al referendum costituzionale sono impostate, tra le altre argomentazioni, sul tema della competenza delle Camere ma, soprattutto, concernono la questione della rappresentatività e di come si modificherebbe (in peggio) tra le diverse Regioni italiane e per gli italiani all'estero.
Marco Plutino, Professore di Diritto Costituzionale all'Università di Cassino e componente del Comitato dei democratici per il No al referendum sul taglio dei parlamentari, non usa mezzi termini per affrontare tali tematiche.
Su Repubblica del 18 agosto scorso, infatti ha testualmente dichiarato: "Sarebbe un taglio dal sapore antipolitico e che non intende in alcun modo migliorare la qualità del Parlamento. Il nostro sistema prevede attualmente un Senato e una Camera che, di fatto, sono l'una il doppione dell'altro. Viviamo in un bicameralismo che attribuisce a Senato e Camera le stesse funzioni. Tagliare i parlamentari senza passare per una riforma delle competenze è inutile".
Ma anche in merito al problema della rappresentatività dei territori è molto netto e critico ed, infatti, evidenzia che il rischio è effettivamente altissimo. 
Infatti, "le Regioni più piccole porterebbero a Palazzo Madama un minor numero di senatori e ci sarebbero territori non rappresentati a sufficienza rispetto ad altre Regioni. Inoltre, l'eventuale taglio dei parlamentari precluderebbe la possibilità di adottare un sistema elettorale con collegi uninominali, perché i collegi avrebbero un estensione troppo elevata.".
Più nel dettaglio, la Costituzione attualmente in vigore, per garantire la rappresentatività di tutte le realtà regionali, prevede che ogni Regione non possa avere meno di 7 senatori (tranne la Valle d’Aosta che ne ha uno ed il Molise due); con la nuova legge costituzionale e con la vittoria del SI al referendum, il numero minimo di senatori si ridurrebbe a 3 per le Regioni più piccole, ossia a meno della metà di quelli attuali. 
Peraltro, si verrebbe a creare un ulteriore squilibrio di rappresentatività in quanto le Regioni del Nord (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte) nell’insieme sarebbero molto rappresentate, il Centro (con Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise) sarebbe abbastanza rappresentato, le Regioni a statuto speciale (Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Sicilia, Sardegna) sarebbero molto tutelate così come la Campania e la Puglia in quanto molto popolose.
Preoccupante, come anticipato, è anche la questione per gli italiani all'estero.
Benedetta Dentamaro, avvocato barese, a Bruxelles dal 2005, dal 2015 Segretario Generale del Comites di Bruxelles del Brabante e delle Fiandre, ha avuto modo di sottolineare i danni di questa riforma per i nostri concittadini residenti fuori dai confini nazionali.
"Il referendum sulla riforma del parlamento, decisivo per il funzionamento delle istituzioni democratiche in Italia, è addirittura cruciale per la sopravvivenza della rappresentanza dei 5,5 milioni di italiani nel mondo.
Il taglio lineare applicato anche alla circoscrizione estero porterebbe gli eletti fuori confini da 18 a 12. Cosa vuol dire in concreto? I dati sono impressionanti.
Mentre un senatore eletto in Italia rappresenterebbe 300.000 abitanti, uno eletto all’estero 1.400.000 iscritti AIRE (oggi: 192.000 contro 800.000); mentre un deputato eletto in Italia rappresenterebbe 150.000 abitanti, uno eletto all’estero 700.000 iscritti AIRE (oggi: 96.000 contro 400.000).
Questo evidentemente non è dovuto al riconoscimento di super-poteri negli eletti all’estero, ma risponde alla strategia di comprimere i diritti civili degli italiani emigrati, ignorando deliberatamente che gli italiani che vivono all’estero, in modo permanente o temporaneo, siano in costante crescita da un decennio, e che gli aventi diritto al voto siano aumentati del 20% negli ultimi 5 anni.".

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