Anche quest’anno la ricorrenza del 25 Aprile porta con sé il consueto e stucchevole strascico polemico.
La giornata, come noto anche ai più recalcitranti, celebra la resistenza militare e politica attuata dalle forze armate alleate, dall'Esercito Cobelligerante Italiano e dalle forze partigiane durante il secondo conflitto mondiale, dalla data dell’8 settembre 1943, nei confronti del governo fascista della Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione nazista.
Vorrei affrontare, però, la questione da un’ottica diversa, anche per offrire una chiave di lettura più “giuridica” della questione.
Cominciamo con il dire che l’anniversario della liberazione dell’Italia è stato proclamato festa nazionale della Repubblica con decreto legislativo luogotenenziale del 22 aprile 1946 su proposta dell’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Successivamente la Legge 27 maggio 1949, n°260, recante “Disposizioni in materia di ricorrenze festive”, inseriva definitivamente nel calendario istituzionale il 25 Aprile come festività civile.
Nel lasso di tempo che intercorre tra il 25 aprile 1945 e la citata legge n°260/1949, l’Italia post-fascista è impegnata nelle dure trattative che porteranno alla firma del Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate, sottoscritto a Parigi il 10 febbraio 1947, Trattato internazionale che mise formalmente fine alle ostilità tra l’Italia e le potenze alleate della seconda guerra mondiale.
Il 10 agosto 1946, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, pronunciò un memorabile discorso il cui incipit trascrivo per intero:
“Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali? Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste del cristianesimo e le speranze internazionaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire. Ebbene, permettete che vi dica con la franchezza che un alto senso di responsabilità impone in quest’ora storica a ciascuno di noi, questo trattato è, nei confronti dell’Italia, estremamente duro; ma se esso tuttavia fosse almeno uno strumento ricostruttivo di cooperazione internazionale, il sacrificio nostro avrebbe un compenso: l’Italia che entrasse, sia pure vestita del saio del penitente, nell’ONU, sotto il patrocinio dei Quattro, tutti d’accordo nel proposito di bandire nelle relazioni internazionali l’uso della forza (come proclama l’art. 2 dello Statuto di San Francisco) in base al «principio della sovrana uguaglianza di tutti i Membri», come è detto allo stesso articolo, tutti impegnati a garantirsi vicendevolmente «l’integrità territoriale e l’indipendenza politica», tutto ciò potrebbe essere uno spettacolo non senza speranza e conforto. L’Italia avrebbe subito delle sanzioni per il suo passato fascista, ma, messa una pietra tombale sul passato, tutti si ritroverebbero eguali nello spirito della nuova collaborazione internazionale.”.
De Gasperi sa che l’Italia è un Paese sconfitto dagli alleati ma rivendica anche la posizione di Paese che in gran parte si è liberato da solo, in due duri anni di lotte partigiane: una guerra nella seconda guerra mondiale, costellata da ferite dilanianti che resteranno nel tempo.
De Gasperi è consapevole che il futuro della situazione istituzionale italiana, interna e internazionale, dipende anche e soprattutto dal risultato di questa conferenza di pace e si gioca tutte le sue carte per far sì che l’Italia post-bellica e post-fascista possa avere un ruolo nei futuri assetti mondiali.
E il ruolo e il valore della resistenza partigiana trova pieno riscontro nel Trattato di pace e viene consacrato, anche a livello di diritto internazionale.
Trascrivo il preambolo e alcuni articoli, a mio parere significativi proprio per capire e apprezzare fino in fondo il valore della celebrazione del 25 Aprile.
“Preambolo
L’Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste, il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, gli Stati Uniti d’America, la Cina, la Francia, l’Australia, il Belgio, la Repubblica Sovietica Socialista di Bielorussia, il Brasile, il Canadà, la Cecoslovacchia, l’Etiopia, la Grecia, l’India, i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Polonia, la Repubblica Sovietica Socialista d’Ucraina, l’Unione del Sud Africa, la Repubblica Federale Popolare di Jugoslavia, in appresso designate "Le Potenze Alleate ed Associate" da una parte
e l’Italia dall’altra parte
Premesso che l’Italia sotto il regime fascista ha partecipato al Patto tripartito con la Germania ed il Giappone, ha intrapreso una guerra di aggressione ed ha in tal modo provocato uno stato di guerra con tutte le Potenze Alleate ed Associate e con altre fra le Nazioni Unite e che ad essa spetta la sua parte di responsabilità della guerra; e
Premesso che a seguito delle vittorie delle Forze alleate e con l’aiuto degli elementi democratici del popolo italiano, il regime fascista venne rovesciato il 25 luglio 1943 e l’Italia, essendosi arresa senza condizioni, firmò i patti d’armistizio del 3 e del 29 settembre del medesimo anno; e
Premesso che dopo l’armistizio suddetto Forze Armate italiane, sia quelle governative che quelle appartenenti al Movimento della Resistenza, presero parte attiva alla guerra contro la Germania, l’Italia dichiarò guerra alla Germania alla data del 13 ottobre 1943 e così divenne cobelligerante nella guerra contro la Germania stessa; e
Premesso che le Potenze Alleate ed Associate e l’Italia desiderano concludere un trattato di pace che, conformandosi ai principi di giustizia, regoli le questioni che ancora sono pendenti a seguito degli avvenimenti di cui nelle premesse che precedono, e che costituisca la base di amichevoli relazioni fra di esse, permettendo così alle Potenze Alleate ed Associate di appoggiare le domande che l’Italia presenterà per entrare a far parte delle Nazioni Unite ed anche per aderire a qualsiasi convenzione stipulata sotto gli auspici delle predette Nazioni Unite;
hanno pertanto convenuto di dichiarare la cessazione dello stato di guerra e di concludere a tal fine il presente Trattato di Pace ed hanno di conseguenza nominato i plenipotenziari sottoscritti, i quali dopo aver presentato i loro pieni poteri, che vennero trovati in buona e debita forma, hanno concordato le condizioni seguenti:
omissis
…Art. 15.
L’Italia prenderà tutte le misure necessarie per assicurare a tutte le persone soggette alla sua giurisdizione, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione, di godimento dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, ivi compresa la libertà d’espressione, di stampa e di diffusione, di culto, di opinione politica e di pubblica riunione.
…Art. 17.
L’Italia, la quale, in conformità dell’articolo 30 della Convenzione di Armistizio, ha preso misure per sciogliere le organizzazioni fasciste in Italia, non permetterà, in territorio italiano, la rinascita di simili organizzazioni, siano esse politiche, militari o militarizzate, che abbiano per oggetto di privare il popolo dei suoi diritti democratici.
… omissis”.
Buon 25 Aprile a tutti!
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