Nimby, medicina nucleare e siti di stoccagio


Non appena è stata pubblicata la lista delle possibili zone in cui, in Italia, si dovrà costruire il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, come immaginabile, si è scatenato il pandemonio.
Nessuno le vuole!
Classico effetto Nimby!
Con il neologismo NIMBY (Not In My Back Yard cioè Non Nel Mio Giardino), creato negli anni Ottanta dall’American Nuclear Society, si intende l’opposizione ad ospitare opere di interesse generale, di rilevanza pubblica o di profitto economico sul proprio territorio da parte dei componenti di una certa comunità locale, opposizione proclamata e manifestata attraverso movimenti politici o di protesta per il timore, fondato o meno, di effetti negativi sulla propria residenza.
So che difficilmente, a livello statistico, troverò molte persone disponibili a pensarla come me, sostanzialmente vaccinato contro la sindrome “Non nel mio giardino”, ma quella che segue è una riflessione che mi sento comunque di condividere.
Innanzitutto, occorre precisare che i rifiuti radioattivi destinati a stoccaggio nel deposito, con annesso parco tecnologico, su un'area di 150 ettari (110 di deposito e 40 di parco), sono per la maggior parte derivanti dal mondo civile, industriale, della ricerca e dal settore medico ospedaliero, dato che si tratta appunto di sostanze radioattive adoperate nella diagnosi clinica o nelle terapie anti tumorali.
Facciamo allora un ulteriore passo indietro: l’uso di sostanze radioattive a scopo medico è in uso sia in Italia che all’estero da molti anni. In Italia sono molti i Centri di Medicina Nucleare che operano al servizio del malato per la diagnosi e la terapia di varie patologie. La medicina nucleare più precisamente è la branca specialistica della medicina che utilizza piccole quantità di sostanze debolmente radioattive chiamate "radiofarmaci".
Questi prodotti vengono individuati e selezionati in virtù della loro capacità di concentrarsi in maniera selettiva in specifici tessuti o organi del corpo umano, consentendo così di studiare come sono fatti e come funzionano oppure di distruggerli, se questo è lo scopo. Al giorno d’oggi, fortunatamente, è disponibile un gran numero di radiofarmaci diversi, ciascuno in grado di concentrarsi in organi e tessuti diversi.
A titolo di esempio, si segnala il Dipartimento di Endocrinologia e Metabolismo, Sezione di Medicina Nucleare dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Pisa, centro di riferimento della Organizzazione Mondiale della Sanità in Italia e centro di eccellenza nazionale per la diagnostica e la terapia delle malattie tiroidee. 
Nello specifico, i materiali radioattivi utilizzati a Pisa sono rappresentati soprattutto dal Tecnezio e dagli isotopi dello Iodio. 
Questi i numeri dei pazienti che ogni anno ricevono trattamenti nel solo centro toscano:
• Diagnostica delle forme di iper o ipotiroidismo e delle tireopatie benigne (8000);
• Diagnostica dei carcinomi differenziati della tiroide (3500);
• Terapie degli ipertiroidismi (3000);
• Terapia dei carcinomi differenziati della tiroide (1500).
Inutile aggiungere che i risultati positivi ottenuti nel trattamento di alcuni tipi di patologie, in particolare nel carcinoma tiroideo e delle sue metastasi che hanno portato la sopravvivenza di questi pazienti al 98% a 20 anni, prevede l’uso di sostanze radioattive.
Tutto questo per sostenere quale tesi?

Semplicemente per evidenziare che mentre tutti vogliamo beneficiare dei risultati della scienza e della medicina, tutti vogliamo una sanità di qualità, tutti vogliamo essere curati al meglio dello stato dell’arte, tutti vogliamo una sanità moderna e all’avanguardia poi, allo stesso tempo, non siamo disposti a sopportarne i costi, nemmeno astrattamente ipotetici, se vanno ad insistere sul territorio in cui abitiamo e viviamo e pretendiamo che i rifiuti debbano essere scaricati in altri ambienti e in altre realtà territoriali quanto più possibile lontani dal nostro.

Inutile sottolineare che la Commissione Ue abbia aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per i soliti ritardi nell’individuazione dei siti e per la realizzazione degli stessi…
Tanto dal punto di vista etico, sociale e politico; dal punto di vista squisitamente giuridico, si segnala che dal 5 gennaio 2021, con la pubblicazione della Proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), Progetto preliminare del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (DNPT) e dei documenti correlati, ha avuto avvio la consultazione pubblica, come previsto dal D.lgs. n°31/2010.
La consultazione pubblica ha una durata di 60 giorni ed è finalizzata a coinvolgere i soggetti portatori di interessi qualificati nel processo di localizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. 
Si segnala come questa sia la prima consultazione pubblica a svolgersi in Italia in merito ad un’infrastruttura di rilevanza nazionale che consentirà di mettere definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi nazionali.
La fase di consultazione pubblica si svolge ai sensi della legge n°241/1990.


 

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