Rapporto Censis: professionisti e lavoratori indipendenti


 

Per concludere il nostro viaggio nel 54mo Rapporto Censis per l’anno 2020, oggi affrontiamo la sezione relativa alle libere professioni e al lavoro indipendente in generale. 

È inutile dire che anche questi sono dati assolutamente sconfortanti e indici di un declino che va avanti da anni, se non da decenni, e che con la pandemia si è oltremodo acuito.

Come noto, i redditi più elevati per i liberi professionisti sono appannaggio esclusivo della fascia di età, quella racchiusa fra i 50 e i 65 anni. È, però, preoccupante la diminuzione dei redditi medi in generale, e, in particolare, nella fascia di età compresa fra i 25 e i 40 anni.

Per quanto concerne i professionisti, a titolo esemplificativo, una recente indagine sullo stato della professione di architetto, fornita dal Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociologiche e di Mercato nell'Edilizia) e commissionata del Consiglio Nazionale, ha fatto registrare un reddito medio dei 90.000 architetti italiani che rimane al di sotto della quota di 17.000,00 euro lordi annuali, pari a -41% rispetto ai livelli pre-crisi (in dieci anni, il business della progettazione si è di fatto dimezzato).

Tutte le categorie professionali soffrono da molti anni, chi più chi meno. Gli avvocati come i commercialisti e gli ingegneri e gli architetti. I rapporti AdEPP (Associazione degli Enti Previdenziali) sulla previdenza privata rilevano sia il crollo dei redditi medi reali sia quello del volume d’affari.

Nel Belpaese, per fare un altro esempio, già nel 2013 un avvocato al di sotto dei 40 anni di età godeva di un reddito medio di poco superiore ai 24.000,00 euro all’anno a fronte dei circa 29.000,00 euro di un dipendente privato e degli oltre 35.000,00 euro di un dipendente pubblico.

Il Rapporto Censis, aggiornato all’anno in corso e tenuto conto proprio dei dati relativi al lockdown da Covid-19, andando ancor più nel dettaglio ci dice: “Nella libera professione e nell’area degli iscritti alla gestione separata dell’Inps – un totale di circa 2,5 milioni di liberi professionisti e collaboratori – un milione è risultato beneficiario dell’indennità di 600 euro. Fra i professionisti “ordinisti” (con Cassa previdenziale di riferimento), hanno avuto accesso 38 iscritti alle Casse su 100, mentre sale al 42% la quota di chi ha ottenuto l’indennità sul totale degli iscritti alla gestione separata dell’Inps. Il tasso di copertura del reddito è, rispettivamente, del 39% e del 42%. Queste ultime cifre possono dare conto dell’area del disagio che ha colpito la categoria delle libere professioni. Nello specifico dei professionisti con Cassa, rispetto alla media del 38,5%, hanno avuto accesso al Reddito di ultima istanza più del 60% dei geometri, il 59% degli architetti e ingegneri, il 57% degli avvocati, il 56% dei veterinari, il 55% degli psicologi, ma anche il 40% dei consulenti del lavoro e il 38% dei commercialisti.”. 

Un discorso non dissimile, purtroppo, si può fare per tutti gli altri lavoratori indipendenti: artigiani, commercianti e agricoltori.

Del resto, anche la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nel focus “La crisi senza fine del lavoro autonomo” presentato lo scorso 23 ottobre, ci aveva avvertito che è proprio sul lavoro autonomo che la crisi, causata dalla pandemia, ha fatto sentire in modo istantaneo i propri effetti deleteri, mettendo ancora una volta in più a rischio la stabilità di un settore che già il default del 2008 aveva drasticamente ridimensionato: “Su 841 mila posti di lavoro persi tra il secondo trimestre 2020 e lo stesso periodo dell’anno precedente, ben 219 mila hanno riguardato il lavoro indipendente, che è passato da 5,4 a 5,1 mln di occupati, con un calo del 4,1%.”.

Il Censis ci segnala, inoltre, che “ammonta a poco meno di 4 milioni di persone l’area del lavoro indipendente che ha avuto accesso all’indennità di 600 euro, a ristoro dei provvedimenti di restrizione e sospensione delle attività decisi a causa del Covid-19: 1,4 milioni di commercianti, 1,2 milioni di artigiani e circa 300.000 coltivatori diretti e altre figure impegnate nelle attività agricole rappresentano i tre quarti del totale dei beneficiari, circa 3 milioni, che hanno potuto ottenere una compensazione alla perdita di reddito nel corso dell’emergenza. Per queste categorie, iscritte alla gestione previdenziale dell’Inps, il tasso di copertura del reddito mensile medio dei beneficiari è totale in ambito agricolo, mentre per i commercianti si avvicina al 74% e per gli artigiani raggiunge l’80%. Sul totale delle risorse messe in campo per questa misura di sostegno al reddito, il 30,4% riguarda gli artigiani, il 34,8% i commercianti e l’8,7% gli agricoli autonomi. La spesa complessiva per queste categorie del lavoro autonomo si aggira intorno a 1,7 miliardi di euro, poco meno del 74% sul totale di 2,3 miliardi di euro.”.

Anche per i lavoratori indipendenti le fasce critiche di età sono quelle dei giovani ed anche qui, ovviamente, il genere femminile è quello più a rischio. Mediamente più colpite, infatti, sono le donne rispetto agli uomini che tra un anno e l’altro perde il 5,1% della base occupazionale contro il 3,6% degli uomini.

Ci sarebbe ancora molto da scrivere, ancora tanto da analizzare, ma le linee di fondo e le tendenze in atto sono già molto chiare. Purtroppo.


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