L'Accordo di Parigi sul clima: dopo cinque anni quali prospettive

 



L’accordo di Parigi è il primo accordo universale sui cambiamenti climatici, promosso dalle Nazioni Unite, ed è stato adottato alla conferenza sul clima (COP21) il 12 dicembre 2015, esattamente cinque anni fa.

L’accordo di Parigi si propone di migliorare e sostituire il protocollo di Kyoto. È entrato in vigore il 4 novembre 2016 ed è stato ratificato da 188 Paesi.

L’obiettivo esplicito di questo trattato internazionale, legalmente vincolante, sul cambiamento climatico è quello limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2, preferibilmente a 1,5 gradi Celsius, rispetto ai livelli preindustriali.

Giova precisare che, in aggiunta e al di fuori dei formali negoziati intergovernativi, anche i paesi, le città e le regioni, le imprese e i membri della società civile di tutto il mondo stanno impiegando strategie per accelerare l’azione cooperativa in materia di clima a sostegno dell’accordo di Parigi nell’ambito del piano globale d’azione per il clima. 

Il contributo dell’Unione Europea consiste nel ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, nel contesto del suo più ampio quadro per il 2030 in materia di clima ed energia. Tutte le principali normative dell’UE per l’attuazione di tale obiettivo sono state adottate entro la fine del 2018.

L’Unione Europea, infatti, è stata da subito protagonista negli sforzi internazionali per contrastare i cambiamenti climatici ed è stata decisiva per l’intermediazione dell’accordo di Parigi; ad oggi svolge ancora e sempre di più un ruolo guida a livello mondiale anche perché gli Stati Uniti sotto la presidenza Trump si sono ufficialmente svincolati dal trattato; il neo eletto Presidente Biden ha, peraltro, annunciato che il rientro negli accordi sul cambiamento climatico sarà uno dei suoi primi atti da Presidente.



In occasione di questo quinto anniversario, Stop Global Warming (l’Iniziativa dei Cittadini Europei promossa da Marco Cappato e nata da un’idea di 27 premi Nobel che ha l’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici chiedendo alla Commissione Europea di fissare un prezzo minimo alle emissioni di CO2 in Europa) ha organizzato, per oggi dalle 11 alle 13, un webinar internazionale dal titolo “Gli accordi di Parigi cinque anni dopo: la strada da seguire” cui parteciperanno: il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, Mogens Lykketoft, Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015 e degli Accordi di Parigi; Navi Pillay, giudice della Corte penale internazionale e Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani dal 2008 al 2014; Emma Bonino; Jannick Jadot, Parlamentare europeo e relatore del Carbon Border Adjustment; Eleonora Evi, Europarlamentare (Gruppo Verdi); Simona Bonafè, Europarlamentare (Gruppo S&D); Antonio Tajani, già presidente del Parlamento europeo.

“Cinque anni fa è stato firmato l’accordo di Parigi. Da quell’accordo storico abbiamo intrapreso un cammino coraggioso per affrontare con determinazione il problema del cambiamento climatico. Non è stato facile, ci sono state sensibilità diverse, scontri, ma durante questi 5 anni tutti si sono resi sempre più conto di vivere una emergenza storica”: questa un’anteprima dell’intervento di David Sassoli.

“L’UE, gli stati membri, le città i cittadini si sono messi in moto e si sono impegnati per fare in modo che il problema del cambiamento climatico e del degrado ambientale divenissero delle priorità nell’agenda politica europea e nazionale – continua Sassoli -. Ora siamo ad un punto di svolta. Abbiamo un obiettivo ambizioso, una meta da raggiungere a medio e lungo periodo: diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico. Gli impegni prefissati non sono spariti con l’irrompere della pandemia, anzi questa ci ha offerto una opportunità nella drammaticità della situazione di ripensare al nostro modello sociale ed economico in una direzione più sostenibile, giusta e verde”.

Marco Cappato, promotore di Stop Global Warming e fondatore di Eumans, aggiunge: “Proprio oggi i Governi europei hanno raggiunto l’accordo sul taglio delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030. È un obiettivo meno ambizioso rispetto alla proposta del Parlamento europeo di un taglio del 60%, ma è comunque un impegno che richiede soluzioni urgenti. L’unica strada per non aggravare la crisi economica è quella di spostare le tasse dal lavoro alle emissioni, come proponiamo con Stop Global Warming”.

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