Il Ddl Zan: luci e ombre di una normativa necessaria

 



Nei giorni scorsi la Camera ha approvato la Legge sulle misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale, all'identità di genere e alla disabilità, la c.d. Legge Zan.

Il testo di legge approvato dalla Camera consta di dieci articoli, con i quali vengono introdotti nuovi reati, modellato il relativo sistema sanzionatorio, istituita la giornata nazionale contro la discriminazione e prevista l’istituzione di centri di tutela delle vittime della discriminazione.
Uno degli aspetti più interessanti introdotti con il testo di legge approvato alla Camera è quello che prevede che la condanna per il nuovo reato di discriminazioni fondate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull’identità di genere, sia accompagnata dalla comminazione di pene accessorie:

l'obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività,

l'obbligo di permanenza in casa entro orari determinati,

la sospensione della patente di guida o del passaporto,

il divieto di detenzione di armi

il divieto di partecipare in qualsiasi forma, ad attività di propaganda elettorale.


Inoltre, il beneficio della sospensione condizionale della pena potrà essere subordinato, se il condannato non si oppone, allo svolgimento di un lavoro di pubblica utilità. Se l’imputato avanza richiesta di sospensione del processo con messa alla prova, l’obbligo di svolgimento di un lavoro di pubblica utilità potrà essere applicato anche prima della condanna. Ulteriori interessanti novità introdotte sono:

l’eliminazione del limite massimo di durata del lavoro di pubblica utilità in dodici settimane.

la possibilità di svolgere il lavoro di pubblica utilità presso le associazioni a tutela delle vittime dei reati di discriminazione. 


È una normativa necessaria e utile per l'ordinamento giuridico italiano?
Lo dico subito: concordo con il costituzionalista del Pd, on. Stefano Ceccanti, che ha spiegato che mentre le opposizioni continuano a considerare la legge non necessaria e comunque liberticida in quanto imposizione di un pensiero unico, ritiene che la normativa «sia necessaria perché c’è un effettivo allarme in termini di discriminazioni e di atti violenti, legittimati anche dai nuovi social media, rispetto a caratteristiche qualificanti della persona».
Restano alcuni punti che avrebbero potuto essere approfonditi.




Parto dalla nota di Riccardo Magi, deputato di Radicali +Europa, ribadendo quanto già evidenziato su queste pagine tematiche sin dal mese di luglio (https://avvocatisquillaciotigrillo.blogspot.com/2020/07/tra-diritto-di-famiglia-e-diritto.html).

«Il Parlamento oggi ha perso un’occasione importante per indicare il percorso da seguire per una lotta efficace alle discriminazioni. Non è credibile nel punire le discriminazioni uno Stato che nella propria legislazione mantiene distinzioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. La maggioranza ha avuto paura ma, se prevale la paura, si fa il gioco di chi discrimina o di chi, come la destra, nega il problema. E così la stessa maggioranza ha votato come Lega e Fdi sul mio Odg per la riforma complessiva del diritto di famiglia».

«Le sanzioni penali non sono lo strumento migliore per arginare la violenza. Servono soprattutto prevenzione, informazione, istruzione, come previsto dalla seconda parte della legge. Ma più di ogni altra cosa serve il pieno riconoscimento dei diritti. E per farlo davvero dobbiamo modificare il nostro diritto di famiglia, rimuovendo gli ostacoli che impediscono un’uguaglianza effettiva delle persone LGBTQ+ in materia di matrimonio civile, riconoscimento automatico dei figli e accesso alla procreazione assistita», continua Magi. «Per questo è incomprensibile il parere negativo del governo sul mio ordine del giorno che proprio questo chiedeva. Rimuovere gli ostacoli. È un tema delicato e importante, che tocca la vita di milioni di persone nel nostro paese, ed è grave che il Parlamento si chiuda davanti ad un’opportunità di avanzamento in termini di civiltà giuridica e di vera lotta alle discriminazioni. Ci sono migliaia di ragazze e ragazzi che ascoltano questo dibattito, a tutte e tutti loro noi dobbiamo dire: non abbiate più paura, questo è il vostro paese».

Nei prossimi giorni affronterò il tema più scottante, quello relativo al timore di "deriva liberticida" paventato dalla Cei e dai gruppi anti-lgbt.

Infatti, uno degli aspetti salienti della legge Zan è quello di inserire l'orientamento sessuale e l'identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico (legge Reale e legge Mancino) in materia di reati e discorsi d’odio.

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