Le ragioni del NO: l'elezione del Capo dello Stato




Il 20 e 21 settembre gli Italiani potranno esprimersi, con referendum costituzionale, sulla modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione al fine di ridurre o meno il numero dei parlamentari: da 630 a 400 alla Camera dei Deputati, da 315 a 200 al Senato.
L’istituto dei Senatori a vita è conservato fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun Presidente della Repubblica poteva nominare). 
Ridotti anche gli eletti all'estero: i Deputati diminuiscono da 12 a 8, i Senatori da 6 a 4.
Il referendum del 20 e 21 settembre non avrà quorum, perché non si tratta di un voto abrogativo. 
Infatti, a norma dell'art. 138 della Costituzione, "la legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi". 
Pertanto, per la validità del referendum costituzionale non è previsto alcun quorum minimo di votanti ma è sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. 
Se il risultato della consultazione è positivo, anche per un solo voto, il Presidente della Repubblica promulga la legge. In caso contrario, la legge non viene promulgata e l'esito della consultazione referendaria è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
L'Avv. Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi e promotore dei comitati per il No, ha di recente dichiarato: <<Deve essere chiaro a tutti qual è il vero tema del Referendum, di cui il taglio dei Parlamentari è materia per le allodole... Tanto quanto intellettualmente disonesto è il refrain sul (ridicolo, un caffè all’anno per ogni italiano) costo della politica. In sostanza si confrontano due opposte visioni della politica e della società. Da una parte quella della Fondazione Luigi Einaudi, promotrice del Referendum in nome della democrazia parlamentare, la democrazia di stampo liberale voluta da Luigi Einaudi e dai giganti, da De Gasperi a Togliatti, che hanno dato vita alla nostra Costituzione. Dall’altra, la visione che possiamo anche nobilitare definendola “democrazia diretta”, ma che in realtà si nutre di populismo e di odio verso la politica. Su questo e null’altro si misureranno e si esprimeranno gli italiani.>>.
A proposito di visioni complessive e di mancanza di una adeguata architettura Costituzionale che scaturirebbe in caso di vittoria del SI, occorre aggiungere che il testo della riforma costituzionale non interviene sugli articoli della Carta relativi all'elezione del Capo dello Stato.
Ciò lascia immutate le diverse maggioranze richieste ("L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta", recita l'articolo 83) e, soprattutto, non incide sulle norme relative ai 58 delegati regionali (tre per ogni regione, salvo la Valle D'Aosta che ne ha uno solo) che concorrono con i Parlamentari ad eleggere il Capo dello Stato.

Questa riforma, allora, rischia di conferire ai delegati regionali un peso eccessivo, in termini percentuali, rispetto ai Parlamentari, così drasticamente ridotti di numero da questa raffazzonata legge costituzionale.

Insomma, i soliti pasticci dei populisti convinti di risolvere problemi complessi con soluzioni semplici.

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