Detenuti minorenni e detenute madri: la relazione di Cartabia

 


Lo scorso 17 febbraio in audizione parlamentare in Commissione Infanzia, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha affrontato due questioni moto delicate: l’attuazione della disciplina dell’esecuzione della pena per i detenuti minorenni e la situazione delle detenute madri.

La ministra ha evidenziato che ci troviamo di fronte ad una delle sfide più drammatiche per la giustizia penale: quella della vita dei minorenni, a volte ragazzini o bimbi di tenera età, che incontrano l’esperienza del carcere.

“Ragazzi, adolescenti, bambini e carcere: c’è qualcosa che stride in questa visione. Ognuna di queste situazioni interroga anzitutto il mondo degli adulti. Degli adulti che nelle loro vite ci sono stati e quelli che sono stati assenti. I protagonisti delle nostre considerazioni sono i minorenni, ma gli interrogati siamo anzitutto noi, la generazione che li ha preceduti. I fatti che portano un minorenne a conoscere il carcere possono essere anche gravi e non vanno sottaciuti, né giustificati. Ma quando dentro il carcere ci sono minorenni, le domande si fanno più brucianti e non possono trovare una risposta soddisfacente nella logica «chi sbaglia, paga».”.

Per quanto riguarda le detenute madri, fortunatamente, i numeri sono in calo: al momento sono quindici le madri detenute, con sedici figli in totale al seguito rispetto a dicembre 2019, quando c’erano 44 madri con 48 minori.

Eppure, “la condanna alla detenzione di una madre ci pone di fronte a un dilemma drammatico: la separazione dal figlio, che lo priverebbe della possibilità di ricevere la cura, l’affetto, il rapporto con un genitore oppure la restrizione del figlio insieme alla madre, in ogni caso, la pena inflitta all’adulto ricade anche sul figlio, segnandone il percorso di vita”.

La Guardasigilli non ha dimenticato di rimarcare che, nella ricerca di soluzioni alternative, un grande ruolo è stato offerto dal terzo settore che attraverso le sue strutture di comunità è in grado di sostenere le giovani madri detenute.

Riguardo ai minori detenuti, la relazione della Ministra ha fornito i dettagli sulla situazione esistente: “Negli istituti penali per i minorenni, fino al dicembre 2021, si sono registrati 815 ingressi, un lieve aumento rispetto all’anno precedente. Il numero dei minorenni e giovani adulti presi in carico dagli uffici di servizio sociale per i minorenni ha raggiunto, al 31 dicembre 2021, le 20.748 unità ma la netta maggioranza dei minori autori di reato in carico ai servizi minorili è sottoposta a misure che vengono eseguite in area penale esterna. Nei centri di prima accoglienza, nell’anno appena trascorso, gli ingressi sono stati pari a 561. Mentre nelle comunità, sia ministeriali sia soprattutto private, i collocamenti effettuati nell’arco temporale di riferimento sono stati 1.480”.

La relazione ha, poi, posto l’accento sulla recente riforma dell’ordinamento penitenziario minorile disposta dal decreto legislativo n°121 del 2018, evidenziando come le sollecitazioni sovranazionali e quelle della Corte Costituzionale hanno reso necessario provvedere a una disciplina legislativa organica, per rafforzare la funzione rieducativa della pena, in ossequio a quanto richiesto dagli artt. 27, comma 3, e 31, comma 2, della Costituzione.

Gli strumenti normativi introdotti sono i percorsi di giustizia riparativa, di mediazione, di istruzione, di formazione professionale, di educazione alla cittadinanza attiva e responsabile e ad attività di utilità sociale e culturale. Il legislatore ha, inoltre, modificato le misure alternative, qualificandole, anche da un punto di vista squisitamente lessicale, quali misure penali di comunità, percorsi che possono realizzarsi solo con la partecipazione attiva della comunità territoriale.

La Ministra ha diffusamente illustrato gli strumenti previsti dal nostro ordinamento ma, al di là dei dati tecnici e dei numeri e dei singoli istituti sui quali comunque varrebbe la pena fare ulteriori approfondimenti, mi preme analizzare il tema della giustizia riparativa, tema che sta particolarmente a cuore anche alla Guardasigilli che così lo illustra alla Commissione Infanzia: “In ambito minorile, con la giustizia riparativa si lavora in contemporanea su due piani paralleli: il rafforzamento dei valori positivi dei giovani prima del reato; la ricomposizione dei legami sociali, dopo… A Sarno, in provincia di Salerno, un’intera comunità è stata coinvolta in un percorso di giustizia riparativa nei confronti di un giovane, che aveva provocato un grave incendio, con rischi per le abitazioni. Insieme alla pena e dopo la pena, il ragazzo ha partecipato ad un ciclo di incontri appunto con i suoi concittadini. Loro hanno raccontato le paure di quanto vissuto; lui ha visto da vicino le conseguenze delle sue azioni e ha potuto chiedere scusa. Ora è stato riaccolto dalla comunità e sta contribuendo alla ricostruzione del bosco distrutto. La giustizia riparativa è una giustizia che salva l’uomo – il condannato – e anche la città.”.

In definitiva, il modello tradizionale di giustizia penale, tutto teso all’applicazione della sanzione penale, viene rifiutato a favore di un modello consensuale e partecipativo, che tiene nel debito conto anche il ruolo della persona offesa. Pertanto, lo Stato rinuncia alla risposta punitiva tradizionale perché dopo il reato interviene un altro fattore che va ad influire direttamente sull’offesa arrecata dal reato. Tale elemento nuovo è rappresentato proprio dalla conciliazione tra la vittima e l’autore attraverso un comportamento diretto alla rimozione dell’offesa. In altre parole, il reo si adopera per l’eliminazione o, almeno, l’attenuazione del danno cagionato.

Merita una citazione letterale anche la conclusione dell’intervento: “Nel recupero dei minori che inciampano in un reato è in gioco la vita di ciascun ragazzo e quella dell’intera polis. Anzi, l’idea stessa di società futura che vogliamo costruire.”.

Ancora una volta il punto nodale è quello relativo all’educazione e alla rieducazione, senza di questo il sistema delle risposte alle devianze minorili è del tutto inutile.


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