“Ce ne stiamo intorno alle rive del mare come rane o formiche intorno a uno stagno”, così si esprimeva Platone nel Fedone, per descrivere la presenza greca nel Mar Mediterraneo. Mare, nel IV secolo, ormai percorso avanti e indietro fin nelle sue propaggini più remote; mare ben noto e dunque già piccolo; mare comunque molto vivo.
“Mille cose al tempo stesso. Non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi. Non un mare ma una successione di mari. Non una civiltà ma una moltitudine di civiltà ammassate l’una all’altra. Il Mediterraneo è un crocevia antico. Da millenni tutto è confluito verso questo mare, scompigliando e arricchendo la sua storia.” (Fernand Braudel, "Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni. (Bompiani, 1987)").
“Essere stati è una condizione per essere”, dice Fernand Braudel, uno dei massimi storici del XX secolo, ne "Il Mediterraneo. Lo spazio, la storia, gli uomini, le tradizioni. (Bompiani, 1987)".
La Storia stessa si spiega attraverso la storia del Mediterraneo perché, aggiunge ancora l’autore nell’Introduzione: “La storia non è altro che una continua serie di interrogativi rivolti al passato in nome dei problemi e delle curiosità – nonché delle inquietudini e delle angosce – del presente che ci circonda e ci assedia. Più di ogni altro universo umano ne è prova il Mediterraneo, che ancora si racconta e si rivive senza posa. Per gusto, certo, ma anche per necessità”.
Infatti, il nostro mare è “mille cose insieme. Non un paesaggio, un mare, una civiltà, ma un susseguirsi di ognuno di essi”, che offre sul proprio passato una serie di testimonianze che illuminano il presente.
Il Rotary International, attraverso l’attività di Service, promuove il dialogo interculturale, contribuendo alla riscoperta dei valori fondanti e del substrato culturale comune a tutti i popoli del Mediterraneo.
La solidarietà è d’altronde uno dei valori unitivi del Mediterraneo. Anche nei periodi più difficili della loro storia, i popoli intorno al mare non hanno mai rinunciato al dialogo.
Le guerre e gli scontri non hanno cancellato il naturale impulso all’incontro che contraddistingue l’homo mediterraneus.
Gugliemo de’ Giovanni-Centelles, Accademico Pontificio, insegna: “ogni qual volta si è fatto del Mediterraneo un mare di pace, sono prosperati anche i commerci, gli scambi, l’economia”.
Il Past Governatore del Distretto 2100, Salvatore Iovieno, ha sottolineato che “i rotariani sono da sempre impegnati a parlare e operare di pace e a riflettere sulle tragedie del Medio Oriente e sul dramma dell’immigrazione, con il problema dei profughi al primo posto… Ovunque crescono muri e barriere. Di fronte a questo scenario nel quale dominano divisioni politiche e religiose noi rotariani vogliamo contribuire a far ripartire il dialogo e l’autorganizzazione di reti di solidarietà tra tutti coloro che considerano la Pace, l’Ambiente ed i Diritti, valori fondanti per l’umanità”.
Senza alcun dubbio, l’area del Mediterraneo è una delle più antiche zone del mondo. Essa ha sempre rappresentato un crocevia in cui l’intreccio di popoli di varie etnie e di culture differenti ha dato origine, come in una sorta di esplosione multietnica, alla diversità che ancora oggi ci caratterizza come europei. Sin dall’antichità, il Mediterraneo è stato il mare solcato da numerose civiltà ma anche il teatro di guerre che hanno lasciato la loro impronta nella mentalità collettiva. Il Mediterraneo può essere considerato un vero e proprio specchio di civiltà: in quel bacino si sono susseguiti imperi e popoli diversi che hanno scelto proprio le terre che vi si affacciano per fondare le loro civiltà attratti, ovviamente, sia dalla prosperità che dalla posizione geografica. La regione mediterranea è stata sia la culla di tre importanti religioni, cristiana, islamica ed ebraica, ma anche l’area in cui sono nate le più importanti filosofie che ancora oggi hanno un forte influsso sulla società moderna. Il modello culturale mediterraneo - se è corretto parlare di modello - va letto come un gioco di flussi e riflussi ininterrotti tra sponda e sponda, tra frontiere che si attraversano e si spostano, di erranze e nomadismi, in una parola di migrazioni.
Ormai, però, i tempi sono cambiati in modo drastico e con essi anche il ruolo del Mediterraneo, modificatosi in modo radicale. Il mare che bagna i nostri confini e che circonda le nostre terre viene visto non solo come una vera e propria barriera che separa realtà completamente diverse, ma anche come uno spazio chiuso. Quella stessa zona che un tempo è stata un’area di unione di popoli oggi rappresenta, invece, il teatro in cui popoli interi transitano per trovare al di là della sponda una terra in cui non vi siano né guerre né povertà. Con il passare del tempo la diffidenza di chi viene dal sud del Mediterraneo cresce sempre di più; con essa, la distanza tra “noi” e “loro” aumenta notevolmente, a tal punto che le nostre terre sembrano essere molto più lontane dalle loro di quanto non lo siano nella realtà. Ma allora, come possiamo cambiare la situazione per far sì che il Mediterraneo non rappresenti più una barriera, ma una zona di contatto, come era un tempo? Esiste realmente un modo? La miglior ricetta è nel creare un rapporto con chi viene al di là del Mediterraneo con una forte e solida relazione che, di conseguenza, ci può permettere di avere una visione maggiormente chiara circa i motivi per i quali si intraprende un vero e proprio viaggio della speranza.
“Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, poniamo fine a ogni conflitto. Ecco, questo è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno” Paulo Coelho.
Il Mediterraneo è dialogo interculturale e il Rotary International lavora incessantemente per creare ponti tra le sue sponde.
Nel binomio immigrazione-sicurezza è utile ricercare le tante affinità culturali piuttosto che insistere solo sulle diversità.
Per esempio dal diritto comparato possiamo apprendere che "... proprio la civiltà araba e quella persiana hanno introdotto nelle nostre sistematiche privatistiche alcuni istituti tutt’oggi frequentissimi e vitali nella concreta pratica giuridica. La stessa etimologia di molto lemmario commerciale e civile parla chiaramente. Bastano alcuni esempi di termini e concetti mutuati dal mondo arabo-islamico: il “magazzino” era il deposito della merce; la “dogana” era il libro mastro sul quale erano segnate tutte le merci in transito; la “zecca” era la moneta ed estensivamente il conio. Per valutare l’esecuzione di un rapporto, si ricorreva a un calendario riconosciuto come unità regolatrice da entrambe le parti del contratto (“almanacco” è calendario in arabo). Rappresentare oggi il diritto islamico e il diritto occidentale come mondi in guerra è falso; sono, piuttosto, “mondi”, “ordini”, che sovrintendono probabilmente alla realizzazione di fini tipici “diversi”. È perciò necessario riconsiderare adeguatamente le condizioni per rinnovare una proficua osmosi di istituti, pratiche, strumenti regolativi.". (Cfr http://filosofiainmovimento.it/costituzioni-al-futuro-noi-…/).
Dobbiamo lavorare per l'incontro tra le civiltà del Mediterraneo: questo è il messaggio di pace del Rotary International e il compito di divulgare questo messaggio è di tutti i soci Rotariani.
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