Gli italiani e la Giustizia


Il "IV Rapporto Censis sull’avvocatura per l'anno 2019" offre interessanti spunti di riflessione sugli italiani e il loro rapporto con la giustizia.
L'elaborazione dei dati statistici rilevati ci restituisce in pieno una Italia del XXI secolo ammaliata dal cd. populismo giudiziario (gli intervistati ritengono le pene troppo blande, il sistema giudiziario squilibrato a favore dei ricchi e potenti, i processi eccessivamente lunghi, i casi di prescrizione troppo numerosi, ecc...).
Ma vediamo in dettaglio.
Il sistema apprestato dalla Legge a garanzia dell’imputato è reputato troppo benevolo dal 57,6% degli italiani. Solo il 28,6% lo considera giusto e appena il 4,7% troppo punitivo. 
Soprattutto, l'82% degli italiani ritiene che il nostro sistema sanzionatorio sia troppo indulgente nei confronti di politici e amministratori corrotti.
Al contrario, il 40,9% giudica assai severe le pene per chi eccede nella legittima difesa. 
D'altro canto, e questo é l'inaspettato e inatteso rovescio delle medaglia (o forse no a ben riflettere...), un cospicuo 57,4% indica l’errore giudiziario come uno dei rischi più concreti nei quali l'italiano medio può incorrere nel suo rapporto con la macchina giudiziaria. 
Ben il 42% teme, tra l'altro, di poter essere coinvolto in un’indagine penale pur essendo totalmente innocente. 
Oltre il 20%, inoltre, ha paura per la diffusione, attraverso i media, di materiali riservati acquisiti durante le indagini, ossia teme gli effetti della cd. Gogna Mediatica.
Secondo l'Osservatorio sull'Errore Giudiziario dell'Unione Camere Penali, "il rapporto Censis conferma, dunque, che le garanzie difensive non fanno parte della cultura popolare, la quale ritiene, invece, che l’imputato non si presuma innocente, ma colpevole" nonostante quasi la metà degli intervistati avverta il rischio di essere coinvolto da estraneo in un giudizio penale e oltre la metà tema di incorrere in un errore dei magistrati.
È scoraggiante concludere che nel nostro Paese continua a dominare la doppia morale; infatti, l'italiano medio è ampiamente disponibile a rinunciare ai diritti fondamentali se riguardano gli altri, ma al contempo, per se stesso, teme seriamente di rimanere vittima di quegli errori che solo il rispetto dei princípi costituzionalmente garantiti può impedire.

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